giovedì 18 giugno 2015

Soffio fresco al cioccolato




Ci sono tre ragioni e la perdita della ragione, per questa ricetta di felicità. Le ragioni sono:

1. Il forno di casa Still Words si è rotto.
2. Il recente viaggio a Chicago ha inciso il palato con deliziosi pranzi raw.
3. L'assaggio di una chocolate tart vegana che contiene solo cinque ingredienti, tutti a crudo.

La perdita della ragione è associata alla felicità stessa, che ve lo dico a fare. Felicità che si accompagna al risultato finale di questa ricetta che mi sono inventata, ispirata da tutte le ragioni di cui sopra e seguendo gli ingredienti riportati su una tart che ho acquistato da Whole Foods Market a Chicago.

La meditazione che queste ragioni hanno ispirato si svolge in altrettante tre parti, con un finale degustativo che apre tutti i sensi e spoglia il subconscio del superfluo. Ancora una volta, il Kundalini Yoga insegnato da Yogi Bhajan mi viene in aiuto, e con molta umiltà associo una tecnica di yoga alla creatività culinaria del momento.

Perdonate le unità di misura americane, ma ho usato i tools che ho qui nella townhouse e per comodità non li ho tradotti. Don't worry, è facile fare la conversione da cups in grammi: 1 cup=circa 130 gr. Vi prego, fate voi i conti, la matematica non è la mia materia preferita.

Cominciamo? Pronti a rinfrescare un po' la mente e lo spirito, in questa calda estate? A rigenerarsi, lasciando andare le emozioni che bruciano di più, e spazzare via le inibizioni con una brezza provocante e leggera? Via.

1. Forni rotti: c'è davvero bisogno di cuocere?

Domanda che inevitabilmente sorge quando vuoi trovare il lato positivo in una sciagura domestica. Con gratitudine, la mente vola alla cucina crudista. Personalmente non potrei rinunciare a certi manicaretti cotti, come la pizza, certe torte, la parmigiana siciliana... Però posso garantire che la cucina raw è la mia prima scelta quando si tratta di salute, integrità nutrizionale e freschezza degli alimenti, palato deliziato a gran sorpresa. Il bello della cucina crudista è proprio iniziare a frequentarla: non ti aspetti che alimenti semplici come semi e frutta secca possano creare piatti tali da leccarsi i baffi e ottimi per la salute al tempo stesso.

Questo è il primo step della meditazione per questa ricetta: mettersi nudi di fronte allo specchio. Sì, avete capito bene. Spogliatevi completamente e mettetevi di fronte a uno specchio. Poi fate quello che volete: guardatevi, ballate, fate le smorfie, qualunque cosa. Dopotutto si tratta di perdere la ragione (e le inibizioni). Nel farlo, però, apprezzate ogni dettaglio del vostro corpo. Accarezzatelo, toccatelo, sentite il pavimento sotto i vostri piedi, ammirate la profondità dello sguardo, sempre guardandovi allo specchio. Trovate l'anima, lì dentro. Sentite la crudità di questo show: niente vestiti, più leggerezza, freschezza e piacere nel prendersi un po' di tempo semplicemente per gustarsi. Nudi e crudi.

2. Palato & co. Avete idea di quanti ricettori abbiamo in bocca?

Ok, il primo pensiero che vi viene in mente sono le papille gustative, quando si parla di cucina. Lasciatemi condividere una chicca, allora: secondo l'anatomia yogica, il palato duro superiore è attraversato da 84 meridiani che, opportunamente stimolati dal movimento della lingua, creano uno stato meditativo agendo sul lobo frontale e l'ipotalamo, attraverso la ghiandola pituitaria. Nel Kundalini Yoga usiamo i mantra per questo: sillabe anticamente e sapientemente combinate in modo da creare un preciso effetto sul sistema nervoso. Qui il blog di un amico, in cui potete trovare ulteriori informazioni sulla scienza del suono e il suo effetto sul nostro corpo, secondo gli insegnamenti del kundalini yoga.

Secondo step: (nudi oppure no, a voi la scelta, ma scegliete indumenti comodi, chiari e leggeri) sedetevi comodamente nella vostra posizione preferita, meglio se con la schiena dritta, e allungate il respiro gradualmente prima di iniziare. Quando vi sentite rilassati, iniziate a recitare questo mantra del kundalini yoga, il Guru Gaitri mantra, che serve per pulire il subconscio: Gobinde, Mukande, Udare, Apare, Hariang, Kariang, Nirname, Akame. Il significato di ogni parola, nell'ordine, descrive le qualità divine: (colui che) sostiene, libera, illumina, è infinito, dissolve, crea, non ha nome, non ha desideri. Recitate il mantra articolando bene i suoni con la punta della lingua contro il palato. Continuate per 11 minuti per pulire il subconscio e sentirvi più freschi e leggeri quando avete finito.


3. Less is more, dicono gli Americani.

Per quanto io non prenda granché spunto da questo popolo quando si tratta di saggezza alimentare, in questo caso il concetto è crudo a puntino: meno ingredienti contiene il prodotto confezionato che avete acquistato, più è sano. L'ideale è preparare tutto fresco a casa, ma anche in questo caso la legge less is more è perfetta per preparare dolcetti che non gravino sulla salute (e la linea). Questa ricetta contiene solo cinque ingredienti, proprio come quella favolosa chocolate tart (il brand è Hail Merry e distribuisce prodotti tutti raw e organic) che mi ha conquistato.

Terzo step: fare a meno. Vi siete guardati nel primo step, avete ascoltato la vostra stessa voce nel cantare il mantra, adesso state per cucinare facendo a meno del fuoco. Mentre seguite la ricetta, soffermatevi su ciascuno dei cinque ingredienti, preventivamente organizzati sul piano di lavoro. Odorate, assaggiate con la punta della lingua, esplorate il risultato che si ottiene quando li mischiate insieme. Sono freschi, naturali, senza nessuna aggiunta. Il fuoco non serve: la pace è già lì, l'essenza è pura e saporita, nessun intervento è necessario, nessuna modifica. L'originale è perfetto. Concentratevi sul vostro terzo chakra (due dita sotto l'ombelico), la sede del calore, della volontà, ma anche il posto in cui tendiamo ad accumulare emozioni negative. Il chakra del fuoco. A volte è necessario per trasformare e trasformarsi, ma oggi no, oggi siete in pace: raggiungete questo stato meditativo attraverso qualcos'altro, non il fuoco. Allungate il respiro mentre mettete insieme gli ingredienti, mentre preparate la ricetta. Sentitelo rinfrescarvi, l'aria entrare e uscire come una brezza leggera e limpida. Ogni volta che aprite il frigorifero, accentuate la sensazione. Lasciate che la ricetta e gli ingredienti vi guidino verso questo stato evanescente e vaporoso.



La ricetta: Canestrini di cioccolata raw, vegan e gluten-free

Ingredienti per circa 12 canestrini

Per le cialdine:
1 cup farina di mandorle
2.5 cucchiai di olio di cocco
la punta di un cucchiaino di sale rosa himalayano
2 cucchiai di cacao
1 cucchiaio di sciroppo d'acero

Per il ripieno:
3 cucchiai di olio di cocco
1/3 cup di cacao
2 cucchiai di sciroppo d'acero

In una ciotola mischiate la farina di mandorle, il cacao e il sale. Aggiungete l'olio di cocco liquido (a temperatura ambiente, in estate, andrà benissimo) e lo sciroppo d'acero. La farina di mandorle dovrebbe essere fine e al minimo granulosa: si trova nei negozi biologici, ma potete farla anche a casa. Basta che le mandorle siano sgusciate e avere un robot da cucina che possa tritarle il più possibile finemente.

Mettete il composto ottenuto in una teglia per muffin, mezzo cucchiaio per formina. Potete usare dei recipienti di carta per contenerli, in modo che possiate prenderli poi facilmente. Riponete in frigo, mentre preparate il ripieno.

In una ciotola mettete l'olio di cocco, lo sciroppo d'acero e il cacao e con una frusta a mano mescolate in modo da non formare grumi.

Togliete dal frigo le basi e con un pollice spingete al centro della forma in modo da accogliere il ripieno. Aiutandovi con un cucchiaino mettete la crema al centro e spargetela in modo uniforme quasi fino al perimetro della base.

Rimettete in frigo per almeno mezz'ora prima di servire.

Ultimo step: l'assaggio. Intenso, come il cioccolato, ma rarefatto come il cacao in polvere. Esotico, come il cocco, ma fresco come l'ombra di una palma su una sabbia bianca in riva all'oceano. Interessante, come il connubio tra sale e cioccolato, le note rosa del sale himalayano colorando la giornata di ottimismo e fiducia. Essenziale, come l'aroma inconfondibile delle mandorle sbriciolate, impalpabili come la farina, ma senza la pesantezza del glutine. Dolce al punto giusto, dolce naturalmente, senza fronzoli: come da un albero, l'acero in questo caso, uno sciroppo interiore che sgorga dalla solidità di un cuore che cresce in un posto fresco come il Canada.

 

domenica 14 giugno 2015

Pensieri al vento

Lakefront Trail, Chicago

Non posso credere che sia passato un mese e mezzo da quando ho scritto sul blog. Dove sono stata? A Chicago, per dirne una. Le giornate sono fittissime a ridosso della partenza definitiva per l'Italia (ormai le date sono ufficiali!) e stiamo sparando le ultime cartucce per vedere il mondo qui in America.

A poche settimane dal ritorno in patria, le sensazioni sono tante e differenti: c'è un misto di eccitazione, all'idea di rivedere le persone care e respirare l'aria di casa che ci è più familiare, e anche di tristezza, all'idea di lasciare le persone care che qui abbiamo conosciuto e i luoghi che ci hanno ospitato con tanto calore per tre anni.

Chicago sarà l'ultimo pezzettino d'America che ci porteremo dietro? Chissà. Per il momento, la settimana passata lì ha spezzato un po' la fitta routine di nuova mamma che mi sorprende ogni giorno. Il tempo sembra non bastare mai e quando pensi di averne strappato un pochino, è già finito: lo hai impiegato soprattutto per amore, dedicandolo alla tua famiglia, mentre per te stessa è già un lusso avere passato una giornata in un ufficio ad Arlington tanto per portarti a casa il TOEFL oppure essere riuscita a festeggiare subito dopo con una mani/pedi a Dupont Circle.

Visto che i pensieri in questo momento volano al trasferimento imminente (a cui si associano non solo molte emozioni, come sempre, ma anche la forte possibilità se non quasi certezza di trasferirsi di nuovo e lasciare Roma dopo solo sei mesi), Chicago è stata la città ideale quanto a lasciare andare i pensieri al vento.

Negozio Disney, Chicago


Windy city, la chiamano, a ragion veduta: il vento qui non ha nulla da invidiare alla bora triestina. Sempre così, mi dice la ragazza tatuata dietro al bancone del mio posto speciale della città: RAW (che vuol dire crudo in inglese, ma qui per i proprietari è anche l'acronimo di Raising Awareness Worldwide) è un juice bar dove vendono anche cibo vegan e raw appunto, tutta salute. Quasi ogni giorno abbiamo fatto pranzo a sacco con prelibatezze quali ravioli di turnip (rapa) con crema di cashews (anacardi), spaghetti di zucchine (ovvero zucchine crude tagliate a fili), e non vi dico i dolci. Anzi sì: tra quelli che ho provato il tiramisu, i truffle al cioccolato e arancia, i biscotti al cacao e nocciole. Tutto crudo e senza l'ombra di zuccheri raffinati, grassi nocivi, latticini o glutine.

Le esplorazioni culinarie sono sempre il nostro forte, a prescindere dal crudismo e un po' al di fuori del mondo vegan, ma sempre con un occhio d'attenzione alla qualità e al nostro essere vegetariani goderecci: abbiamo scovato il ristorantino italiano autentico dove mangiare nientemeno che pasta fresca, parmigiana e caponata siciliane, burrata e zeppole col miele. Al tavolo, olio d'oliva di quello buono e pungente, pane e una piccola brocca di vino rosso, il tipico quartino, da cui il ristorante ha scelto di prendere il nome.



Ovviamente non ci perdiamo i prodotti tipici del luogo, mai. Abbiamo provato il piatto forte di Chicago, la deep dish pizza, fatta in una teglia a mo' di torta ma per niente pesante come temevo, è invece croccantina e deliziosa. Infine il mini peccato con una mini cupcake da Sprinkles, amato dai Chicaghesi (si dice così?), anche soltanto per premiarne la creatività: un ATM all'esterno del laboratorio da cui si possono prelevare le cupcake non lo avevo mai visto prima. Ho glissato invece sui macarons: non ho capito perché e nessuno ha saputo darmi spiegazioni in merito, ma a Chicago sono fissati con questi dolcetti francesi. Si trovano ovunque molto facilmente, non solo nelle patisserie che, comunque, sono qui in grande quantità.

Deep dish pizza





Grazie a Dio, tutto quello che siamo in grado di mangiare in famiglia, viene investito in lunghe camminate ed esplorazioni di tipo più sportivo.
La prima impressione è che Chicago sia sorella di Manhattan: grande e piena di grattacieli che rubano il sole, taxi e biciclette che corrono all'impazzata, sirene della polizia e dei pompieri che piangono senza sosta, nannies che portano in giro i bambini delle mamme ricche, gli abiti da business griffati e le ventiquattro ore, i turisti e i cittadini che ricompongono il mondo come un puzzle in una sola città. Qui c'è uno dei palazzi più alti del mondo, la Willis Tower (prima si chiamava Sears Tower): fino a poco tempo fa era il più alto degli US, ma poi hanno costruito il One World Trade Center a NYC e il suo record di più di 400 metri d'altezza è stato superato.

Magnificent Mile, la via dello shopping di lusso


Ci rincoglioniamo tutti davanti al Cloud Gate, la scultura che noi abbiamo soprannominato grossolanamente "fagiolone", perdendoci nei riflessi ingannevoli del Millennium Park e dei grattacieli sullo sfondo, mentre cerchiamo la foto perfetta.
Lasciamo solo gli occhi sul Magnificent Mile dello shopping, fra Cartier, Ferragamo, Burberry e chi più ne ha (soldi) più ne metta. Noi ci limitiamo al souvenir: un cappello dei Chicago Sox, la squadra di baseball. Non siamo tifosi, è solo che il vento mi frusta le orecchie. E poi costa "solo" quindici dollari.

Cloud Gate, Millennium Park


Lasciamo il cuore di fronte al lago Michigan, sconfinato quanto il mare, con il contrasto fra la spiaggia chiara e gli immensi grattacieli. Passeggiando lungo il Riverwalk, scarpinando sul Lakefront Trail (non per intero, sarebbe lunghino, 18.5 miglia) e allattando al Navy Pier, su una panchina. Poi c'è un trolley che gratuitamente ti riporta indietro. Ce ne sarà uno che senza prezzo mi riporti il cuore qui, quando saremo al di là dell'oceano?


Lakefront Trail

Il grattacielo del miliardario Donald Trump, sul Riverwalk: il secondo più alto di Chicago, dopo la Willis Tower


Pensieri che presto verranno chiusi negli scatoloni. Intanto ringrazio il vento fastidioso, gelido e impertinente di Chicago: li ha spazzati via e mi ha ripulito un po' il cervello, come solo una meditazione di kundalini yoga per la mente neutra saprebbe fare.

Buckingham Fountain, Chicago