martedì 24 dicembre 2013

Natale USA

City Hall, Old Town Alexandria


Auguri ai proprietari dei negozi che mettono sul marciapiede ciotole di acqua e cibo per i cani che passeggiano al guinzaglio con i loro amici uomini.

Auguri alle signore del centro yoga che fino all'ultimo giorno prima di Natale vengono alla classe e si impegnano con lo stesso cuore di sempre.

Auguri alle persone in fila negli enormi supermercati USA, a quelle che si fanno impacchettare il regalo dai bambini disabili nelle librerie, a quelle che comprano le buste piene di cibo per gli homeless alle casse di Whole Foods.

Auguri a chi pratica arti marziali ed è sempre gentile, regalando un sorriso fra un calcio circolare che tira e un colpo che para, paziente nell'insegnare ai più giovani e umile nell'imparare dai più anziani.

Auguri al bambino che gioca a calcio sul tappetino di yoga e guarda l'insegnante con aria provocatoria.

Auguri al signore con il cappellino nero e la barba grigia che gironzola sempre sulla Patrick, con una bottiglia di birra in mano e l'aria di chi non crede più a Babbo Natale.

Auguri alla gente che mangia giganti smoothies color puffo, sospette gelatine di zucchero, biscotti avviluppati in una plastica glassa, cupcakes sepolte da spumosa, densa, extra-dolce copertura.

Auguri a chi cucina per la vigilia di Natale, portando le proprie tradizioni familiari in questa America multietnica, in queste case addobbate a festa con luci, christmas tree, presepi, candele ebraiche, pentacoli neopagani, angeli in volo, divinità colorate, guru con turbanti.

Auguri a chi ha la famiglia lontana e festeggia con il cuore a metà, a chi vorrebbe un biglietto dell'aereo come regalo di Natale e a chi pensa ai propri cari anche se non ce li ha.

Auguri agli abitanti dei cimiteri dalle lapidi bianche ordinate in fila sui grandi prati verdi, a chi non c'è più e ti scalda il cuore al solo pensiero di un suo sorriso. O della sua coda scodinzolante.

Auguri agli amici che vivono in due Stati diversi, uno sulla East e l'altro sulla West Coast, e si abbracciano a distanza.

Auguri ai lobbisti che aspettano il prossimo gun show e a quelli che pregano che le armi spariscano dal mondo.

Auguri all'uomo in carriera nel suo suit di Natale, a quello che corre in tenuta sportiva con il figlio nel passeggino anche durante le feste, a quello che veste italiano per farsi la serata sulla 14esima, al neo-chic che bazzica Georgetown, al bambino in doppio petto e a quello che è vestito come un giocatore di football.
Auguri ai ragazzi che a Natale indosseranno la divisa militare e ai veterani che passeggiano in città la sera su una gamba sola.

Auguri all'automobilista che si ferma per dare precedenza anche quando non richiesto e al pedone che si mette in fila al semaforo non solo perché è Natale.

Auguri al presidente nero nella Casa Bianca, a chi pilota i tre elicotteri su nel cielo di Washington DC e a quelli che provano a indovinare in quale dei tre Obama sta volando.

Auguri a chi innalza e abbassa le bandiere a stelle e strisce, a chi canta l'inno con la mano sul cuore e toglie il cappello in segno di rispetto.

Auguri a chi passerà la vigilia al cinema, vivendo un film in IMAX con gli occhialini 3D sul naso, mangiando i popcorn unti di burro che odorano di piedi, dimenticandosi delle feste là fuori.

Auguri ai giocatori di football, di baseball, di basket e di hockey. A tutti quelli che li guardano correre da destra a sinistra (e viceversa) e a quelli che sperano di essere inquadrati dalla kiss cam.

Auguri a questa America e a chi la guida, la popola, la vive per un po' e poi va via, la visita e non se ne va più.
Auguri a chi la osserva da lontano, dall'altra parte dell'oceano, della terra, del mondo, dall'alto dei cieli.

Auguri da questa America, parte del mio viaggio, parte di me.


On the road, Shenandoah Valley


domenica 15 dicembre 2013

Finestra di successo



Life is much more successfully looked at from a single window.
- tratto da The Great Gatsby, di F. Scott Fitzgerald


La vita si osserva molto meglio da una finestra sola: in quanti sono d'accordo con questa affermazione?
Nick forse uscirebbe in carne e ossa dal primo capitolo del romanzo di Francis Scott Fitzgerald per dirvi che le persone che guardano il mondo da una sola direzione ed eccellono in quella singola cosa che fanno sono in effetti le persone che hanno più successo nella vita. In poche parole, guardare le cose da "una sola finestra" darebbe la visione più chiara in assoluto di ciò che si sta osservando.

Nello yoga esistono tecniche che usano la concentrazione su un singolo pensiero, un suono, un oggetto, un singolo elemento che ci permetta di focalizzare su di esso tutta la nostra attenzione e acquieti così la nostra rumorosa mente, affollata da ben più di un singolo elemento.
La parola yoga significa "unione" e lo yogi è colui che riesce a trovare la neutralità fra gli opposti: il mondo è fatto di polarità (giorno/notte, maschio/femmina, bene/male, ecc) e questa cosa non si cambia. Accettare i "due" e riuscire ad elevarsi al punto da vedere "uno" è il talento di una mente neutrale e la chiave per essere felici, poiché gioia e dolore, alti e bassi della vita diventano parti della stessa medaglia con cui giocare e fare esperienza.

Una sola finestra: siamo d'accordo? In quanti direbbero: se guardo soltanto da una finestra, non mi perderò tutto quello che si vede da qualche altra, magari meglio posizionata, proprio sulla piazza principale?
Non so voi, ma io ci ho pensato. E mi sono data una risposta.
Perché pensare a tante finestre? Chi ha detto che la nostra casa deve averne tante piccole e non può averne solo una gigantesca? Entrerebbe persino più luce. E, in ogni caso, chi ha detto che dobbiamo chiuderci in una casa per affacciarci da una finestra?
Tendiamo a cercare all'esterno ciò che possa soddisfare i nostri bisogni. Cerchiamo il successo nel mondo esterno, aspettandoci di scorgere risultati da quella finestra, dal comfort della nostra casa, da tutto ciò in cui abbiamo investito, dalla struttura che abbiamo scelto perché le nostre prospettive avessero la forma che corrispondesse alla nostra visione. Ma siamo sicuri che sia la visione giusta?

Qual è la chiave del successo? Cosa ci rende felici e allo stesso tempo prosperi?

Ci sono due possibilità: possiamo mettere finestre fra quattro mura nel tentativo di fare entrare luce e vedere il mondo affacciandoci da lì, oppure possiamo realizzare che la finestra siamo noi.

Se spostiamo l'attenzione all'interno, se realizziamo che quella finestra dà su noi stessi e non all'esterno, la visione cambia.
Nelle grandi aziende (ho lavorato come consulente di comunicazione per un paio di multinazionali, chissà, forse solo per condividerne qui l'esperienza!) il principio della finestra è fondamentale: invece di finestra sentirete espressioni altisonanti come comunicazione interna e comunicazione esterna, personalità del brand, vision, ecc. Stiamo parlando però sempre di una semplice finestra, niente altro che una finestra.
Ogni azienda è infatti tale e quale a una singola persona: più c'è unione e unità di intenti, meglio funziona.
Praticando yoga stimoliamo il sistema nervoso e, attraverso la meditazione, eliminiamo le personalità multiple per lasciare esprimere la nostra autenticità e creatività. In altre parole: eliminiamo lo stress e la spazzatura che abbiamo accumulato nel subconscio assumendo ruoli di ogni tipo per anni. Come dire: tutte le impalcature e le fondamenta della nostra casa possono rivelarsi fragili di fronte a uno scossone, se sono solo ciò che abbiamo creato per rivestire un ruolo. Finestre comprese.

Cambiando la prospettiva, realizzando cioè che non abbiamo bisogno di costruire alcuna finestra perché la finestra siamo noi, la prosperità comincia a fluire.
Pensate a voi stessi come una finestra: tutto entra ed esce liberamente. L'aria circola, l'energia circola, le idee circolano, la creatività circola. Possiamo aprirci e chiuderci in base alle situazioni, con un semplice gesto, sensibili e intuitivi, in grado di riconoscere immediatamente se ciò che entra è profumo di fiori o polvere da lavori in corso ed agire di conseguenza, cogliendo le buone opportunità oppure difendendoci da quelle potenzialmente dannose. La visione sul mondo esterno non è filtrata da qualcosa che abbiamo costruito noi, nella convinzione che il giudizio dato dalla nostra mente fosse la discriminante, bensì è esattamente ciò che è, visto dalla nostra consapevolezza, da uno sguardo diretto dall'interno al mondo esterno.

"La vita si osserva molto meglio da una finestra sola": le persone di successo usano solo una finestra.
Al di là delle implicazioni nel romanzo di Scott Fitgerald, ambientato nell'America delle differenze di classe degli anni Venti (si potrebbe dire che è ancora attuale...), dove con questa frase Nick esprime il suo iniziale desiderio di appartenenza alla società, la citazione qui serve da ispirazione: il successo viene dalla consapevolezza, dall'unità, dalla non dispersione. Per successo, leggasi felicità: barcamenandosi fra gli alti e bassi della vita con uguale partecipazione neutrale e gioiosa, lasciando che le cose si muovano senza blocchi e ristagni attraverso la nostra finestra, le opportunità non possono che arrivare.
In altre parole: la chiave del successo è credere in noi stessi senza preconcetti su come le nostre inclinazioni troveranno un risvolto nel mondo e sviluppare una neutralità che ci fa essere intuitivi e ricettivi a tutto ciò che ci circonda in modo da cogliere le buone opportunità al momento giusto.
E ovviamente, una volta scoperte le nostre potenzialità e inclinazioni e trovato il nostro sbocco creativo, metterci l'anima con grande onestà, impegno e trasparenza: mai e poi mai vogliamo deludere noi stessi!

Cosa vediamo in noi stessi di talmente bello che il resto del mondo dovrebbe saperlo e fruirne? Apriamo la nostra finestra e comunichiamolo!

domenica 8 dicembre 2013

Tracce di Natale



Neve, mele e cannella, compleanni, giochi di luce e candele profumate: tutti indizi del mio Natale. In più, ovvio, sono in America. Ecco com'è quest'anno, almeno finora.
Si comincia da passeggiate a Union Station, romanticismo a Georgetown, tramonti e outlet al National Harbor.

Union Station, Washington D.C.
Neve sul nostro terrazzino

National Harbor

Prendere nota: mai farsi regalare un albero di Natale dai Norvegesi. Hanno decorato quello donato agli US, oggi a Union Station, con piccole facce da urlo di Munch: il loro modo per ringraziarli dell'aiuto ricevuto durante la WWII. Che dire? Da urlo.


Union Station, Washington D.C.


























I compleanni dicembrini sono il mio e quelli del CV, non in quest'ordine. L'uomo di casa è stato festeggiato con una torta al cioccolato e noci, farcita con crema alla vaniglia.
Sin da piccola ho compiuto gli anni insieme al Natale, visto che il mio compleanno è il 27 dicembre, e le torte si sono sempre un po' confuse fra pandori e panettoni, pizziddati della nonna e paste di mandorla della zia, pasticcini degni della migliore tradizione siciliana.
In questi giorni le torte hanno rimontato (per quanto senza panna...!): ne ho fatte tre nel giro di una settimana, sono venute buonissime e sono super leggere, visto che lo zucchero è pochissimo e integrato da dolcificanti naturali (miele, malto di riso o sciroppo d'acero) e non ci sono uova.

Torta di mele accompagnata da crema alla cannella



Torta di cioccolato e noci farcita con crema alla vaniglia

Dopo una settimana intensa fra yoga e esami per un'altra cintura di taekwondo, trovo finalmente il tempo per scrivere e apprezzare quanto accaduto nelle ultime ore: tre dolcissime amiche che da DC vengono ad Alexandria alle 5 del mattino per vedermi e fare yoga insieme, happy hour in settimana per conoscerne di nuove e una chat con le care amicizie di sempre, su Whatsapp per poter parlare tutte insieme come ai vecchi tempi nonostante le distanze.

Cosa mi manca del Natale? Potrei dire la Sicilia, ma i miei genitori me la porteranno in persona, insieme ad olio extravergine di oliva appena spremuto e salse fatte in casa dalla mamma.
Mancherà un cane biondo, ma mai dal cuore. Mancheranno persone invisibili, ma senza rancore. Mancheranno regali preziosi e potremmo aver bisogno di più coperte, ma la ricchezza sarà come sempre il calore del cuore.

Dal Potomac, l'orizzonte non mi sembra più così lontano.