mercoledì 29 gennaio 2014

Soul a New Orleans

Pharmacy Museum, New Orleans


Laissez le bon temps rouler.



"Are you having fun?", un passante su Bourbon Street ci tiene che anche noi (io e il mio CV, chi altro?) ci divertiamo sotto i balconi del French Quarter. Forse, non avendo neanche una delle collane di perline colorate al collo, diamo nell'occhio.
Tutti gli altri sono nella mischia: si fa a chi ne colleziona di più, di collane. Pegno per averne una: mostrare una delle proprie fisiche grazie. Così, fra le croci dei predicatori che cercano di dissuadere dal peccato da un lato del marciapiede e le tre croci pornografiche che indicano i locali delle spogliarelliste da quello opposto, per una notte vedo balconate, parapetti e davanzali di gente che non ho mai neanche guardato negli occhi.

Soul, dove sei? Tra le case coloniali porticate e balconate dello storico quartiere francese o in cima ai grattacieli di quello contemporaneo americano che si intravede da qui? Soul in inglese come anima o sôul nello slang francese che vuol dire ubriachi? Chissà. Tutto è possibile a New Orleans. E di certo c'è gente che qui l'anima l'ha cercata in qualche negozio voo-doo o nella lettura di una mano o dei tarocchi e chi invece l'ha rimessa per strada dopo decine di drink.

Disinibita, New Orleans. Dorme di giorno, in un'atmosfera innaturale, quasi immobile nelle folle di turisti, nella pacatezza delle tea room e dei negozi di souvenir. Poi di notte esplode tutta la sua carnevalesca voglia di festa. Il Mardi Gras è ancora lontano, eppure le collane colorate sono un simbolo della città in qualunque momento dell'anno.

French Quarter

Jackson Square (vista dal lato del fiume)

Mississippi River

Disinibita anche la cucina, dove l'anima è nel soul food della tradizione afro-americana: tra specialità cajun e creole, tutto è un piacere dei sensi, una contaminazione volontaria per raggiungere un'estasi che altrimenti forse si perderebbe nel Mississippi.
Zuccherose pralines, soffici beignet, Jambalaya, riso e fagioli rossi, pesce fritto e intingoli di carne. Come sempre solo dolci e piatti vegetariani sulla mia tavola. E una ricetta strappata allo chef del ristorante preferito di questo viaggio, The Green Goddess: un pink hummus, un tripudio d'amore, un inno alla prosperità e una dichiarazione di fertilità che si evince dalla sola lettura degli ingredienti. Il pallido hummus di ceci si colora di un rosa acceso con le rape rosse e il melograno, il peperoncino e una manciata di semi di papavero.

Creole Praline


Beignet



Soul in musica. Jazz fino a tarda notte al Three Muses, artisti da strada che improvvisano con tutti gli strumenti possibili, ballano il tiptap, recitano come trasformisti che creano la creatività.
Burlesque, vintage, musei, magia. Estremi che solo qui possono convivere, uno accanto all'altro, a due passi sul marciapiede. Tanto da non lasciare spazio per il pensiero.


Pharmacy Museum


Three Muses, jazz club nel quartiere Marigny


Soul a New orleans, solo qui nel sud, Louisiana. Dove tutto è concesso, anche la pena di morte. Dove la schiavitù era parte della storia.
Lontano il nord, lontana l'ingessatura e i colletti bianchi di DC, l'anima danza nel corpo senza freni inibitori e la joie de vivre è calda e sensuale. Come non ci fosse domani.

Laissez le bon temps rouler, dice la tradizione cajun e New Orleans lo canta ogni giorno, sotto l'egida di un fleur-de-lis. Sciogliere le briglie, sguinzagliare la creatività, festeggiare la vita: questo il ritmo. Siamo in grado di andare a tempo, senza spogliarci di noi stessi e indossare maschere di carnevale?

martedì 21 gennaio 2014

La ricetta della felicità


Washington Masonic Monument, Old Town Alexandria (dalla metro)

When you don't go within, you go without. (Yogi Bhajan)


Di nuovo neve, su questa East Coast. Tolti gli sci dopo una giornata sui dolci pendii della Liberty Mountain, a meno di due ore da casa, la snowstorm la guardo dal tepore della townhouse.

Spesso su Still Words l'ispirazione arriva dal viaggio, dall'esplorazione di un luogo del mondo. E una montagna di neve, per di più chiamata "Libertà", sarebbe solitamente uno spunto perfetto per un nuovo post in questo blog.

Liberty Mountain, Pennsylvania

Con -20 di temperatura percepita là fuori però (e non siamo più in montagna, siamo in città!), viene naturale raggomitolarsi come un gatto nella calda, accogliente casa dolce casa. Dalle cui finestre si può guardare fuori con occhi curiosi, godendosi lo spazio dentro.

Così, esplorando gli interni, sono finita di nuovo in cucina per parlare di creatività: già in passato ne è venuta fuori qualche ricetta golosa. Oggi ce n'è di nuove e si accompagnano a un pensiero speziato: qual è la ricetta della felicità?

La cerchiamo sui libri, nelle guide spirituali, nel partner, negli amici, nei luoghi del mondo, in bagno sotto la doccia, ovunque. Vogliamo gli ingredienti, le dosi, il procedimento per essere felici. Ma abbiamo fatto una capatina dentro noi stessi?

Questa soffice torta allo yogurt di vaniglia è accompagnata da petali di rosa. La trovereste sensuale e avvolgente, dolce ma non troppo. E non solo perché c'è poco zucchero.



I biscotti grezzi e semplici all'olio extravergine di oliva siciliano sanno di casa, di famiglia, di radici che tengono su. Mettono pace, senza bisogno di uova e latticini.



E questa torta marmorizzata? Un abbraccio caldo come il cioccolato e candido come la farina, in una spirale crescente di energia che porta lì dove bianco e nero, giorno e notte, bene e male fanno parte del tutto. Come l'impulso che dà inizio alla vita.




Qual è la nostra ricetta? Quali sono gli ingredienti che usiamo nelle relazioni con gli altri? Sono sempre farina del nostro sacco oppure li abbiamo letti nel ricettario che altri hanno scritto?
Riusciamo a guardare là fuori comodamente dalla nostra casa, ovvero a relazionarci piacevolmente con gli altri, senza perdere le fondamenta e la sicurezza?

Nessuno può dirci chi siamo e nessuno quindi può dirci come essere felici. La sola ricetta della felicità è essere se stessi e la creatività ci ricorda che siamo unici, uguali a nessun altro.

Il mondo è niente senza di noi e noi siamo niente senza il mondo: ciascuno di noi è unico e speciale ed essere qui ci offre la meravigliosa opportunità di condividere e comunicare chi siamo, di usare tutti i nostri sensi per assaporare la vita, con gusto e nel rispetto di se stessi e degli altri. In relazione autentica.

Non si può scrivere la ricetta della felicità per qualcun altro, però si può spronare alla creatività, alla libertà di espressione, all'esplorazione di quelle meravigliose stanze dentro se stessi.
Seguite invece la pagina Facebook del blog per trovare lì presto le ricette di questo post, con il solo scopo di leccarsi i baffi. Magari raggomitolati a casa, quando fuori c'è tanto freddo.

mercoledì 15 gennaio 2014

Creatività on the road

National Arboretum, Washington DC


Creation is ready to serve you, if you just be you.
Yogi Bhajan


Tre anni: tanto dura la mia storia nell'area di Washington DC, lasciata l'Italia, le persone più care e il lavoro alle spalle. Una still life tra i fotogrammi del film, vivendo la narrazione fra gli alti e bassi di queste scene di vita.

Avere molto tempo per pensare è come invitare la mente a un party superaffollato dove non conosci nessuno, con superalcolici e forse anche un po' di droga.
Cominciano a sorgere le più filosofiche domande, alla Marzullo: qual è il mio posto nel mondo? Cosa mi aspetta in futuro? Cosa c'è dietro quello che non scorgo da qui?

Il tempo esercita una grande pressione quando è poco e altrettanta quando è troppo.
Mancanza di tempo per noi stessi e troppa roba tutta insieme con conseguente stress o troppo tempo che ci dà modo di sentire noia e depressione.
Succede, a tutti. Perché siamo esseri umani e viviamo in un mondo imperfetto e perché il tempo, insieme allo spazio, ci dà una vita in quel mondo.

Così, lungo la strada, stiamo seduti e ci lasciamo trasportare, gli occhi terrorizzati perché non vedono dove stiamo andando e le mani in mano che non sanno quali pesci prendere. Invece di guidare noi stessi o almeno goderci il panorama dai finestrini.

Basterebbe cambiare posto, guardare davvero.

Ho visitato giorni fa l'Arboretum di Washington DC e ho visto questi alberi bellissimi:




Avreste detto che si tratta di bonsai?

In base al punto da cui osserviamo, le cose possono sembrare più grandi di quanto in effetti non siano. Ci carichiamo inutilmente di pesi che ci rimpiccioliscono quando invece saremmo in grado di guardare dall'alto persino gli alberi.

Cosa ci impedisce di volare? Proprio il fatto che continuiamo a guardare lassù, fuori, senza renderci conto che invece basta essere noi stessi. Alla ricerca della propria verità, non quella degli altri.





Creatività è quel genere di esplorazione, quel viaggio verso se stessi, ovunque nel mondo.
Una danza con gli occhi aperti per guardare e perdere i sensi e gli occhi chiusi per sentire e vedere davvero. Scrollandosi limiti, blocchi, rigidità, paure e depressione di dosso.
Essere se stessi, flessibili e traboccanti di possibilità.
Accettare quello che non possiamo cambiare e trovare l'ispirazione per costruire ciò che non immaginavamo.
Libertà pura, forza interiore, limpidezza tale che tutto ciò che è male passa attraverso e tutto ciò che è bene fiorisce dentro. Prima o poi, dopo l'inverno.

La strada è lunga, non sappiamo cosa c'è dietro la curva, oltre la collina?
Continuiamo a camminare verso noi stessi, non verso altro: nude colonne che non hanno bisogno di sostenere pesi per essere quello che sono.




lunedì 6 gennaio 2014

La grande bellezza

Comincia un nuovo anno. Ci sono quaderni su cui scrivere, biscotti nel forno, progetti creativi e sogni da realizzare.
La fine di quest'anno americano è stata scandita da brindisi in famiglia, auguri vicini fra serenate e danze portoricane, cibo siciliano, moltissima neve, chiacchierate in lingue inventate.
Non poteva che essere così, multietnico e multi-amoroso, freddo fuori e caloroso dentro.

DC è una brughiera grigia e bianca, Arlington un riparo sotto alti palazzi in serie, Alexandria una Old Town illuminata.
A Penn Quarter guardo vecchi amici e più recenti conoscenze con gli occhi del nuovo anno: dalla casa dove è morto Lincoln al museo delle cere di Madame Tussauds, dal Ford's Theatre al buonissimo ristorante indiano Rasika sulla D svoltato l'angolo dalla 7a, dal museo delle spie al cinema che proietta film italiani d'autore sulla E.

Penn Quarter, Washington DC


Marylin Monroe @ Madame Tussauds, Washington DC


Mi riempio di Roma proprio sul grande schermo dell'E Street Cinema, grazie all'ultimo film di Sorrentino con Toni Servillo: Roma bellissima e decadente, Roma autentica con tutte le sue imperfezioni, piena di incertezza e incrostazioni come i graffiti sulle storiche pietre, Roma meno città aperta e più chiusa, come i lucchetti che hanno arricchito Moccia. Lontana da questa America delle catene di negozi, da queste scacchiere di numeri e lettere che sono le strade, dai grattacieli e dal senso del dovere, dal networking e da carte verdi tali e quali ai sorci dello stesso colore.

White House, Washington DC
Pennsylvania Avenue, Washington DC
Smithsonian Castle, Washington DC


Da capitale a capitale, dalla storia antica a quella moderna, dall'Altare della Patria alla Casa Bianca, dai Castelli Romani al Castello degli Smithsonian.
Ho ricordato l'Italia, ho sognato Roma proprio qui dove il sogno dovrebbe essere americano. La grande bellezza, la chiama Paolo Sorrentino, e io ci leggo la vita. Tutto il resto è solo un trucco.




Sono di nuovo qui, alla mia scrivania di questa townhouse, scrivo. Su uno dei tanti quaderni che tanto mi piacciono si legge "Remember, ideas become things". Ricordati, le idee diventano cose.
Con profonda gratitudine guardo tre adorabili oggettini che mi ha portato una signora dello yoga dal Giappone: un segnalibro a forma di ragazza col kimono, un timbro che stampa non saprò mai quale dei loro tanti ideogrammi e un portachiavi con un piccolo Maneki Neko, il gatto portafortuna.
L'epifania tutte le feste porta via, ma che importanza ha essere al centro della festa? Qualunque sia la capitale, qualunque storia ci sia dietro, basta essere al centro della propria vita e nel cuore di molte persone.