giovedì 19 febbraio 2015

Ricordi di un futuro social



L'ispirazione oggi è forte e il tè caldo abbastanza da distrarmi dal gelo che c'è fuori (temperatura media percepita -20!!!). Nasce tutto dal calore di questa tazza nella foto che vedete sopra, condivisa su Instagram qualche giorno fa: sì, sono su Instagram finalmente. Se venite a trovarmi lì, vi accorgerete di quanto sia nuova dal numero ancora esiguo delle foto che ho condiviso. E pensare a quanti momenti ci sono stati, durante la mia attività da blogger nei due anni passati, quante foto che ho pubblicato qui con tanto amore, con lo spirito di comunicare l'esperienza dei miei viaggi intorno al mondo, la permanenza americana, le mie opinabili ricette di felicità, i momenti di questo lifestyle blog votato alle parole dell'anima e all'autenticità. Riuscirò a rifarmi, recuperando il tempo perduto? Ho voglia più che mai di connettermi a tutti, socializzare come solo i bambini sanno fare, con quella spontaneità e a volte cruda verità che spiazza. Questo blog nasceva con questa innocenza, con quell'abbraccio tenero e un po' fumettoso che oggi ho visto su questa tazza che acquistai anni fa in Finlandia. Anche lì trovai conforto dal freddo: dopo la passeggiata boschiva a Tampere e la visita all'isola di Suomenlinna al largo di Helsinki, mi rifugiai volentieri in un'antica fabbrica di cioccolato nel piccolo paese di Porvoo.

La fortezza marina di Suomenlinna

Un abbraccio a Tampere, Parco Pyynikki
Porvoo, centro storico
Brunberg, l'antica fabbrica di cioccolato a Porvoo




Per me essere social non è così scontato e ogni volta è come iniziare una nuova vita. Mi riesce più facile in questo momento, ispirata da questa piccola grande anima che da appena tre mesi ci allieta le giornate e (persino) le notti insonni. Eppure è un percorso iniziato da un po'. Rileggendo qualche post del passato ne trovo conferma e mi vengono tante idee per il futuro. A pochi mesi ormai dal ritorno in Italia, la townhouse con tutti i suoi difetti sembra improvvisamente più accogliente: il riscaldamento che funziona male lo sento soddisfacente, le mura di cartone appaiono solidi perimetri protettivi, le finestre senza persiane sono oblò di opportunità sul mondo esterno. Cosa ne sarà di questa famiglia emigrata? Come sarà tornare in quella patria da cui spesso e volentieri sono uscita per esplorare il mondo, dove il lavoro scarseggia e che mai ho vissuto da mamma?



In questo post il blog si tingeva di lifestyle. Pretenzioso da parte mia ergermi a life coach (che non so ancora cosa faccia esattamente), a consigliera, a modello da seguire. Infatti non è mai stata questa l'intenzione e proprio i social media me lo hanno insegnato: per quanto mi riguarda, il verbo seguire (o follow, nel gergo!) dovrebbe essere coniugato come condividere, comunicare, ispirarsi. Questo vale per tutti i network a cui mi sono iscritta: che sia Facebook, Instagram, Twitter, Pinterest, ecc, per favore NON seguirmi. Armati di santa pazienza piuttosto, perché a volte le sparo grosse, e se decidi di cliccare sui link che ho appena elencato, fallo per coniugare quei verbi insieme a me. Stiamo percorrendo entrambi la strada per uno stile di vita che ci veda felici, in equilibrio, in salute.

Il luogo comune in cui ci si incontra tutti prima o dopo è quello in cui ci si può fermare e osservare: chi siamo davvero? Stiamo facendo quello che amiamo? Sta nascendo qualcosa sotto la neve, sopra ciò che non è più? Stiamo permettendo questo cambiamento, lasciando che il passato nutra la terra in cui crescerà il nostro futuro?
Prima o dopo qualcosa nascerà. Crescerà. E se è frutto d'amore, non può che essere la felicità.



Amo le foto quadrate e i filtri, perché mi ricordano che sotto la creatività resta la sostanza. Mi stupisco ogni volta dei likes e di quei pollici in su, di quanto possano creare aspettativa e quanta bellezza ci sia poi nel non attaccarsi ai risultati che non sempre arrivano. Resto ancora con un punto interrogativo sulla testa di fronte ai pin, ai tweet, i plus, e tutte quelle meraviglie che collegano il mondo, senza dipenderne ma senza nulla escludere. E continuo, ogni volta, a prestare attenzione a tutti questi collegamenti, in modo che siano autentici e non soltanto professione di sé.

Non so cosa mi riserva il futuro, né mi interessa leggerlo nelle foglie del tè in fondo alla tazza. Però di sicuro sarò socievole, vorrò condividere, comunicare, essere creativa, insegnare yoga, continuare a scrivere di ciò che può ispirare anche soltanto un altro essere umano come me per stare meglio con se stesso. Il mio scopo come lifestyle blogger è mostrare ad ogni persona quanto calore si possa trovare dentro se stessi anche quando fuori è freddo, quanta vita ci sia sotto ciò che sembra appassito, quante mani dolci ci siano pronte a prenderci ogni volta che ci sentiamo soli.



Questi sono i veri collegamenti, quelli che amo e in cui credo, quelli che voglio condividere attraverso questi link della rete, questi media così sovraffollati. Perché nella moltitudine e nel caos si può sempre trovare l'unicità e la calma.
Buon social future a tutti! Io aspetto a braccia aperte chiunque voglia connettersi con me attraverso qualunque network di quelli che abbiamo a disposizione.

venerdì 13 febbraio 2015

E lo zucchero dov'è?

Dentro uno dei tanti Le Pain Quotidien, Washington DC

In queste fredde giornate americane ho voglia di affondare il naso in una sciarpa vaporosa, nel collo alto di un maglione caldo o meglio ancora nel collo caldo del mio alto compagno di viaggio. Se, come me, avete un naso che fa da allarme freddo, diventando rosso e gelato al primo accenno di temperature basse, potete capire cosa intendo. Il nostro Americanino (vi avevo detto che il pupo, essendo nato qui negli USA, ha anche la cittadinanza americana?) è un piccolo termosifone portatile e dargli baci è spesso una scusa per riscaldarmi il naso.

A parte il naso, in zona San Valentino anche quest'anno come l'anno scorso mi sorprendo scatenata per quanto riguarda le coccole del palato. L'anno scorso di questi tempi esploravo l'Eastern Market, annusando provviste nell'aria fredda washingtoniana, e compravo un libro da Politics & Prose, celebre libreria sulla Connecticut che è considerata simbolo della cultura di DC e organizza eventi in cui gli autori leggono estratti dei loro libri e rispondono alle domande del pubblico. Qui ha partecipato come speaker Bill Clinton, ma io ho voluto visitarla soprattutto perché c'è stata anche la Rowling del mio adorato Harry Potter.

Eastern Market, Washington DC



Ecco dunque un altro post di quelli: banale, i dolci per San Valentino. Meno banale, forse, se si applica un po' di creatività ai fornelli, con una spolverata di meditazione a velo. Comunque vada, ci resterà qualcosa di buono in cui affondare il naso e i denti.
Questa è la volta della ricotta, e vi lascio immaginare quanto soffro al pensiero della ricotta siciliana, quella di pecora, saporita e ricca: qui ci dobbiamo accontentare di quella di mucca che si trova da Whole Foods Market, la nota catena americana di supermercati del biologico. Alla modica cifra di un collier d'oro e brillanti.
Avevo (incredibilmente) a casa la ricotta americana, così ho pensato di fare dei biscotti senza zucchero e senza lievito e una crostata deliziosa ma leggera.



La ricetta dei biscotti l'ho presa da un libro di cucina (Corazza-Chiari, Dolci naturali), anche se ho fatto qualche piccola modifica. E' semplice e sembra fatta apposta per trovare dentro se stessi lo zucchero se non c'è, oppure eliminare quello di troppo: metafora delle relazioni d'amore? Partiamo proprio da qui: essere dolci non significa farsi mettere i piedi in faccia. Anche questa volta lo yoga porta consiglio: "Don't be so sweet that people will want to eat you, or so bitter that people will want to throw you away" diceva Yogi Bhajan. "Non essere dolce al punto che la gente vorrà mangiarti, o tanto amaro che la gente vorrà buttarti via". La giusta dose, insomma. Perché l'amore non è eccesso né pochezza, è la quantità di dolcezza perfetta, non smielata. Di sicuro non tale da consumarsi a vicenda. Nel caso dei biscotti, però, mangiare è consentito, anzi consigliato! E così, eccovi gli ingredienti di questi biscotti che definirete dolci ma non troppo, insieme a una meditazione che porta come sempre dentro se stessi, il posto migliore per costruire relazioni autentiche.

200 g ricotta
150 g farina integrale di riso
100 g farina 00
100 g fiocchi d'avena integrali
3 cucchiai sciroppo d'acero
1 cucchiaio miele
1 uovo
1 cucchiaio cannella
1 pizzico di sale
1 bicchierino di Vinsanto (o altro vino liquoroso)

Stemperate la ricotta con lo sciroppo d'acero, il miele, la cannella e il vino dolce. Battete con un cucchiaio di legno fino a ottenere una crema omogenea ma non troppo liquida. Aggiungete un pizzico di sale e l'uovo, continuando a mescolare.
Disponete a fontana le due farine e i fiocchi, versate al centro la crema di ricotta e impastate finché tutta la farina sarà assorbita. Tirate la pasta in piccoli rotoli dello spessore di un pollice, poi tagliateli in bastoncelli della lunghezza di 8 centimetri circa e decorateli con i rebbi della forchetta.
Infornate per 20-25 minuti a 160 gradi e dorateli ancora per un paio di minuti con il grill.

Meditazione per amare se stessi e quindi l'altro
Si pratica mangiando, perciò prendete un biscotto. Chiudete gli occhi, dovrete impegnarvi per sentirne la dolcezza. Sentitene la consistenza morbida e pesante, la granulosità, l'odore fresco della ricotta e quello biscottato delle farine. Sgranocchiatelo, scoprendo che nel bel mezzo di quell'impasto denso ci sono le punte croccanti dei fiocchi d'avena: ricordatevi dei vostri angoli, di ciò che volete smussare e addolcire, lasciate che ci pensi la ricotta. Finite di mangiare il vostro (primo) biscotto. Forse vi ci sarà voluto un quarto d'ora almeno, se avete fatto le cose per bene. Prendete un bel respiro e lasciate uscire in espirazione quelle angolosità trasformandole in golosità. 

C'è gente, però, come me. Ci piace proprio dolce e, in bocca i biscotti di cui sopra, ci chiediamo all'unisono dove sia finita quella lascivia zuccherina. Se proprio il peccato vi manca e volete farlo con la ricotta, sappiate che bastano solo 50 grammi di zucchero di canna nella crema di questa crostata, appunto, di ricotta. Credetemi, da leccarsi i baffi.



Per la pasta frolla
200 g farina 00
100 g farina di grano duro (semolino)
1 uovo
70 g miele
70 g ghi (burro chiarificato, più leggero e senza lattosio)
1 pizzico di sale
1 o 2 cucchiai marsala

Per la crema
250 ml panna da montare (senza zucchero)
200 g ricotta
50 g zucchero di canna
1 pizzico di sale
gocce di cioccolato fondente

Disponete le farine a fontana e mettete al centro il burro, il miele, l'uovo, un pizzico di sale e quanto basta di marsala (1 o 2 cucchiai dovrebbero andar bene) per la pasta. Lavorate la pasta, sempre verso il centro, facendo attenzione che non riscaldi. Lasciatela poi riposare in frigo per almeno un'ora.
Nell'attesa, potete fare la crema: montate a neve la panna con un pizzico di sale. Lavorate la ricotta con lo zucchero fino ad ottenere una crema liscia e spumosa. Poi unite con delicatezza la panna montata alla crema. Aggiungete a piacere le gocce di cioccolato fondente e mettete in frigo.

Meditazione per lasciarsi amare
Allungate il respiro e visualizzate l'aria che entra ed esce dalle narici. E' bianca, pura, morbida, delicata, spumosa come la ricotta e la panna che avete montato. Sentitene il profumo, proiettate la fragranza della pasta frolla nel cuore, concedendovi quella gratificazione, aprendovi alla coccola che tanto meritate. Il vostro cuore è ora di pasta frolla: potete sentirne il battito, potete visualizzarne la crescita come una ricotta infornata su una base di crostata. Alzate gli angoli della bocca in un sorriso largo e rilassato, fate in modo di usare solo quei muscoli del viso, senza aggrottarne o tenderne nessun altro. Morbidi morbidi, come ricotta, come un cuore di panna...caldo. Trovate lì la gratitudine per questa dolcezza, non rifiutatene il flusso, accettate la vostra essenza, il vostro modo di essere. Ricordate come la crema di ricotta poggi su una base, una crostata, uno spessore in grado di sostenere la morbidezza. Siete così: forti e capaci di lasciarvi amare, morbidi e leggeri in modo da lasciarvi andare e al tempo stesso cadere su un letto di stabile pasta frolla.
Aprite gli occhi: la pasta frolla è pronta, e voi pure. 

Toglietela dal frigo e mettetene da parte un quinto per fare le striscette da riporre sulla crostata. Stendetela con il mattarello e ponetela in una teglia di non più di 22 cm in modo da creare anche i bordi che dovranno contenere la crema. Mettete la crema di ricotta e coprite con qualche striscia di pasta avanzata. Ponete in forno ventilato a 180 gradi per 20 minuti o fin quando la ricotta non si sarà imbrunita almeno parzialmente in superficie. Lasciate raffreddare bene prima di servire e mettete in frigo la crostata avanzata (SE avanza!).

Se vi viene da vomitare, non è dovuto ai dolci che avete appena preparato con tanta cura, ma solo a questo post, il tipico diabetico post da San Valentino. Se invece avete ancora voglia di zucchero dopo queste ricette senza o con poco zucchero, vi suggerisco un'espressione americana: "give me some sugar, honey!". Si usa per chiedere un bacio. A chiunque, non solo l'innamorato. Nell'attesa di riabbracciare il mio a casa stasera, io lo dico subito al pupo, ché ho freddo e mi devo scaldare il naso. Buon San Valentino e ricordiamocene, quando ci chiediamo dove sia lo zucchero nella nostra vita: love is everywhere. A partire da noi stessi.

martedì 10 febbraio 2015

Dolce comunicare

Già da qualche settimana, questa townhouse statunitense è riempita da "cuuu", "biubll", "gugugl" e altri versi che si associano a giganteschi sorrisi sdentati, boccuccia a punta e sopracciglia strizzate come se si stesse compiendo lo sforzo più grande del mondo. I cuccioli imparano a comunicare verbalmente molto presto (e non verbalmente persino prima): incredibile come ti rispondano, come puoi conversarci delicatamente e sentire che il cuore si apre come un fiore che sboccia nel petto.

Su uno dei manuali per insegnanti di kundalini yoga (non finirò mai di dire che è più l'esperienza che conta, ma qui serve una citazione!) ho letto: "un vero insegnante parla dall'ombelico e raggiunge il cuore delle persone". Lo diceva Yogi Bhajan.
Parlare dall'ombelico, in termini yogici, significa attivare il terzo chakra, il centro della volontà, della forza e dell'ego. L'ego non è sempre qualcosa di brutto: lo diventa se ci lasciamo guidare da esso, diventando egotici, egoisti, egocentrici. Se però lo domiamo e impariamo a usarlo per darci la spinta giusta, quella utile per servire gli altri, per non avere paure, per essere forti e sicuri di noi stessi, allora stiamo usando il nostro terzo chakra come si deve.
Va da sé che parlare al cuore delle persone è tutto. Significa comunicare con autenticità, non per manipolare, non per litigare, non per flirtare (tutte azioni che coinvolgerebbero altri chakra dell'altra persona, non il cuore).
Un insegnante parla dall'ombelico perché il terzo chakra è autorevolezza, forza, spinta: una leva che, se accompagnata dalla consapevolezza attraverso l'intuito, apre il cuore degli altri.

Non tutti hanno familiarità con lo yoga, né tantomeno con i chakra, questi vortici di energia riconosciuti dalla medicina orientale. Lasciatemi tradurre, allora, perché tutto questo è applicabile con facilità in comunicazione, a prescindere dallo yoga.
Dirlo semplice è uno dei primi fattori: pochi ingredienti, non troppo elaborati, per una comunicazione sana, autentica ed efficace. Dove c'è segreto, bugia, travestimento, la comunicazione è viziata e non solo non funziona, rischia di farci essere fraintesi o malvisti.
Le parole vanno usate con consapevolezza, scelte con intuito, espresse con autorevolezza e gentilezza, dirette all'autenticità dell'interlocutore, senza troppi giri.
Vale nelle conversazioni familiari così come più in larga scala: quando un'azienda che vuole comunicare con efficacia mi chiede una consulenza, il primo concetto che condivido è che il pubblico non è stupido. Non bisogna prendere in giro nessuno, bisogna semmai parlare il loro linguaggio per farsi capire, renderlo semplice e diretto, mostrando onestà e integrità.

Sulla scia di queste riflessioni sulla comunicazione efficace, viaggia anche la creatività. Oggi mi ha portato a condividere uno dei temi più cari a questo blog, le parole che nascono dalla consapevolezza, e ha messo in forno una torta che nessun altra ricetta che io conosca ha mai eguagliato in semplicità.
Non è farina del mio sacco! L'onore va al merito di un'amica che ha condiviso con me questa delizia. Io ho solo fatto un paio di modifiche per renderla ancora più sana, eliminando lo zucchero per usare piuttosto lo sciroppo d'acero e sostituendo la farina normale con quella integrale, aggiustando le dosi ovviamente per non compromettere la consistenza dell'impasto. Ve la propongo qui, garantendo con tutte e due le mani sul fuoco che è facilissimo prepararla, gli ingredienti sono pochi e, soprattutto, la torta è buonissima e d'effetto nonostante non gravi sulla salute con grassi e zuccheri nocivi. Per di più, è vegana.

Torta vegan alle pere


DOLCE COMUNICARE

L'ingrediente segreto è la fiducia: si può con così pochi ingredienti ottenere un dolce risultato? Di nuovo, più è semplice più arriva al cuore. Provare per credere.

Mischiate tutti gli ingredienti in una terrina con un cucchiaio di legno, prima quelli secchi poi quelli liquidi, sentendovi innocenti come bambini. Immaginate di parlare come loro, di imparare tutto daccapo come loro, tutto una nuova esperienza. Con questa innocenza, riconoscete la vostra saggezza, quella luce brillante che solo i bimbi piccoli hanno negli occhi, come il riflesso di tanti angeli. Fate tutto con amore, certi che basta parlare al cuore, in modo semplice, per essere compresi.

280g di farina integrale, un cucchiaino di bicarbonato di sodio, un pizzico di sale.
240ml di acqua, 5 cucchiai di olio di girasole, 5 cucchiai di sciroppo d'acero (scegliete quello di qualità B, più scuro e intenso della A).
Aggiungere all'impasto frutta a piacere. Io ne ho provato tre versioni, tutte ugualmente ottime: con le mele, le pere, oppure i mirtilli.
Cuocere in forno ventilato a 180 gradi per 35 minuti.

domenica 1 febbraio 2015

Coccole (e guru) d'inverno


Washington, DC

Le giornate si sono già allungate, ma i gradi restano spesso sotto lo zero in questa Washington DC. E non solo qui, potrebbero dirmi tutti quelli che sono sensibili quanto me al freddo.
C'è ancora bisogno di riscaldare il corpo e l'anima per godersi appieno anche questa stagione che sfida e tempra, persino fra le quattro mura di casa. Lo stress è in agguato fra impegni, lavoro, trasformazione: l'inverno è il momento in cui la natura dorme apparentemente, ma in effetti si sta solo preparando a sbocciare. Succede anche a noi: letargia oppure insonnia, iperattività mentale oppure un po' di depressione, e così via, in un dualismo poco salutare. L'inverno ci mette di fronte a quello che pensiamo sia morto e invece sta solo cambiando, ci dà l'opportunità di trovare la luce nel buio, il calore nel gelo, l'evoluzione in ciò che pensiamo essere fermo.

Bando alla poesia, andando più sul pratico, spesso alla fine di una giornata invernale è difficile rilassarsi, nonostante se ne senta tanto il bisogno. Nel mio caso, un pupo di due mesi e mezzo che ama attaccarsi al seno ogni due o tre ore, la mancanza di sonno mi fa camminare come una zombie per casa e rischia di farmi mettere il sale invece dello zucchero nel caffè dell'uomo di casa. Avendo appena ricominciato ad esercitare la mia professione dopo la pausa maternità, ho ancora più bisogno di ritrovare il focus e alternare i momenti in cui si richiedono le mie energie, la mia lucidità e l'impegno, con altrettanti in cui mi possa rilassare profondamente in modo da recuperare e non lasciare che il sistema nervoso galoppi senza redini.

Prendo spunto dalla mia attuale esperienza, come sempre, per condividere qualche ingrediente di viaggio verso la propria serenità e benessere. A partire dal naso.
I pannolini del mio angioletto non puzzano (evviva il latte materno!). Però l'aromaterapia è quasi d'obbligo in questa stagione per rilassarsi e ritrovare un po' di buonumore quando ci sentiamo sopraffatti o scoraggiati. Ho scritto di recente un articolo al riguardo per la rivista allegata al quotidiano La Sicilia, Sicilia in Rosa, che ho condiviso sulla pagina Facebook del blog e potete anche trovare qui o visitando questa pagina del mio sito web.

Specialmente in queste notti d'inverno i pensieri accumulati durante il giorno impediscono un sonno sereno: qualche gioccia di olio essenziale di lavanda sul cuscino (non sulla federa, potrebbe macchiarsi!) oppure nell'acqua in un diffusore possono accompagnarvi con dolcezza fra le braccia di Morfeo. Se già parlasse, potrebbe dirvelo anche mio figlio! E se volete provare una tecnica di yoga, respirate lentamente solo dalla narice sinistra: è rilassante, calmante e rinfresca la mente dai pensieri pesanti. Fatelo con dolcezza, portando il respiro ad essere lungo e calmo. Poi addormentatevi sul fianco destro, se vi piace: continuerete in questo modo a stimolare la respirazione attraverso la narice sinistra.



Vivere negli US è un'esperienza che rifarei, ma di sicuro non posso dire che è facile vivere lontano dagli affetti più cari. Anche se ho la grande fortuna di avere un marito che mi aiuta moltissimo e un lavoro che mi lascia molta libertà, sono sola con il pupo la maggior parte del tempo. Essere madri mette a confronto con le proprie capacità di andare oltre i limiti, sia fisicamente che mentalmente, dando l'opportunità di comprendere cosa significa la parola sacrificio. E, in ultima analisi, cosa vuol dire amare incondizionatamente. Da quando sono mamma, ancora di più inorridisco di fronte a quelle madri che fanno violenza psicologica sui figli, nutrono i loro sensi di colpa, si aspettano qualcosa in cambio per il fatto di averli messi al mondo o, più semplicemente, li abbandonano. Con una freddezza da fare impallidire la neve più di quanto non è già.
Come impedire che il freddo nel cuore ci paralizzi, impedendo la crescita della nostra anima? Come aprirsi a ricevere, senza bloccare il flusso di prosperità che senza rendercene conto spesso congeliamo, finendo per lamentarci senza sapere che siamo noi stessi ad avere il potere di lasciarlo scorrere e concederci di ricevere doni meravigliosi?

Per prima cosa è il caso di essere un po' più tolleranti e comprensivi nei riguardi di se stessi. Chiedere troppo al proprio corpo adesso non fa che abbassare le difese immunitarie e l'umore. Va bene lavorare, impegnarsi, fare del proprio meglio, ma bisogna anche concedersi delle pause: io stessa, come mamma a tempo pieno, devo ricordarmene spesso!
A tal proposito, c'è una meditazione di kundalini yoga che voglio condividere: il mudra parla da solo, descrive un atteggiamento di apertura nel concedersi di ricevere i doni che la vita ci può riservare se solo ce lo permettiamo. Le mani sono unite a coppa di fronte al cuore, in una postura di totale ricezione. Tenetele a una distanza di almeno 15 centimetri dal petto, lasciando che i gomiti si rilassino sui fianchi. Tenete la schiena dritta mentre respirate normalmente e lasciate che le palpebre cadano dolcemente, come se non aveste controllo su di loro. Concentratevi su una luce divina, un'energia luminosa e pura, che scende dal cielo: la ricevete, lasciate che si mischi con il vostro flusso vitale, nel vostro cuore, la sentite reale, tangibile.
Potete fare questa meditazione per tutto il tempo che volete, io l'ho trovata fantastica per conciliare il sonno e, in generale, rilassarmi quando sento un grande dispendio di energie mentali.



Prima di iniziare, recitate il mantra ONG NAMO GURU DEV NAMO per tre volte, come sempre si fa prima di ogni sessione di kundalini yoga. Il mantra significa "invoco l'infinita consapevolezza creativa dentro di me" e connette a se stessi, al proprio maestro interiore: gu-ru significa "dal buio alla luce". Non trovate sia perfetto soprattutto d'inverno?
Quando sentite di voler finire la meditazione, inspirate profondamente, espirate, e recitate il mantra SAT NAM per chiudere: significa "vera identità" e ci riporta ancora una volta a noi stessi, alla nostra autenticità, sigillando la nostra pratica che altro non è che il significato stesso della parola yoga, "unione". Ovvero assenza di quella dualità che ci fa soffrire, verso una neutralità che ci fa comprendere tutte le contraddizioni, comprese quelle invernali, e viverle con serenità guardandole dall'alto.

Rilassarsi, coccolarsi, concedersi di star bene. L'inverno ha una sua ragion d'essere: con pochi, piccoli gesti verso se stessi si può portare tanto calore nel proprio cuore da sciogliere qualunque gelo all'esterno. Come guru, dal buio alla luce, attraversando la stagione rigida con morbidezza, senza stress.