martedì 28 maggio 2013

Memorial Day

Manhattan, New York

Manhattan bella di notte, mille e una finestra illuminate, si schiude dalle rampe e luccica sugli occhi. Taxi indemoniato sul ponte di Brooklyn, luna piena sull'Hudson, vino rosso e bliss di cioccolato nel sangue. Sola, come sempre, nei miei pensieri e nel mio racconto, mi lascio coccolare dalle voci intorno familiari, caserecce, riscaldanti. Un pezzo di Sicilia a New York. Italiani in America, come il tassista dato in adozione dai genitori genovesi a una famiglia americana.



Centinaia di persone e pensieri in fila, vanilla latte da Starbucks per riscaldarsi a fine maggio, tra pioggia a intermittenza e raffiche di vento chilly. Al riparo al MOMA danzo con Matisse, mi specchio con la ragazza di Picasso e l'occhio di Magritte, mentre osservo il mondo nascere insieme a Mirò, nella notte stellata di Van Gogh.



L'isola della libertà ancora la più ambita, tanto diverse le mani di chi oggi stringe telefoni e macchine fotografiche per coglierne il senso, mentre immigrati pieni di sogni e speranze la salutavano decenni fa.




New York, New York, free me up. Con una pizza autentica, come mai trovate finora in America: solo a Little Italy si può. Chiacchierando in italiano con un cameriere di Salerno che serve ai tavoli in Mulberry Street, in bocca sicilianissimi totò al limone, e con due pugliesi davanti a una statua di Sant'Antonio. Verso Chinatown, fra negozi che vendono pinne di squalo "buone per la salute di tutto il corpo" a 400$ l'una, chopsticks, matrimoni in vetrina, come quello tra Quin e Kevin.




Central Park, John Lennon e i campi di fragole. Times Square, giorno di notte. Ground zero, persone senza gambe, corone di fiori per ricordare.





New York, ormai seconda casa, diversa tutte le volte, poesia in movimento sul treno veloce di ogni viaggiatore. "Memory, what can I make of it now that might please you - this life, already wasted and still strewn with miracles?", negli occhi di ogni passeggero. Chi dimentica non c'è mai stato.


Subway, NYC

giovedì 23 maggio 2013

Family





Un'ora e un quarto di attesa all'aeroporto, cena di mezzanotte in quattro, doni e notizie dall'Italia, accampamento arrangiato fra divano letto e brandina, trenta gradi col buio e le pale sul soffitto che muovono aria calda. Ma soprattutto il cuore gonfio e traboccante di gioia e gratitudine.
Avere con te persone care quando vivi in un paese straniero è già un regalo bellissimo, se poi il viaggio le porta nientemeno che nella gigante America per la prima volta... diventa tutto molto interessante e divertente!
Dopo una giornata fra DC, Arlington e Alexandria, appuntamento dal dottore, spesa, classe yoga per il giorno dopo, pick-up serale a Dulles, gestione cena/pernottamento, mi ritiro nelle mie stanze stanca morta e felice. La mattina dopo è colazione, profumo di caffè (per chi lo beve), famiglia. Passeggiata con papà, una Old Town tutta nuova, un CVS da ispezionare, la classe di yoga di mezzogiorno da insegnare, le mie lovely girls con cui chiacchierare. Fiori di carta quando torni a casa, profumo di zucchine fritte dalla mamma per condire la pasta. Il cielo come sempre minaccia pioggia e temporale e poi ti sorprende con il solleone. Sam Adams conquista il babbo che subito si attiva per procacciarla.
Preparandosi per il weekend a NYC, aspettando le cicale, calci Taekwondo che allontanano le negatività, voglia di andare in giro e vedere i genitori gesticolare per comunicare con gli Americani.
Sì, due settimane così ci vogliono come il pane!

sabato 18 maggio 2013

Pupa

Fort Lauderdale, Florida



A volte bisogna solo stare seduti in posizione facile, ad occhi chiusi, respirando lungo, lento e profondo. In meditazione tutto rallenta e, mentre l'immagine è ferma, l'anima viaggia.

La mia parentesi americana è tonda. Tre anni qui sono pochi per considerarsi una vita, ma il minimo per vivere in profondità l'esperienza, perché la parentesi diventi bolla e dai viaggi ogni volta si ritorni a casa.
Da questo porto getto l'ancora dalla mia nave e la lascio lì per un po'. Mentre la vita scorre a bordo, fluendo velocissima, a volte dimentico di essere sull'oceano, di passaggio.
"Da una nave si può anche scendere, ma dall'oceano..."

C'è un family phisician, un numero di telefono americano, un indirizzo al quale arrivano olio extravergine di oliva, diplomi di yoga, lettere (ebbene sì, scritte a mano da care amiche!). C'è un tagliando per il parcheggio residenti, un appartamento straniero ma pieno delle tue cose italiane, una bicicletta che è la tua e non noleggiata.

Il lavoro. Lontani i tempi in cui ero milanese in carriera e guadagnavo più soldi di quanto pensassi (grazie a Dio esistono i commercialisti!). In questo porto è l'albero maestro che conta, il momento va rispettato, con gratitudine guardo in basso e l'acqua è sempre lì.
Questo è il momento della pupa (altrimenti detta "crisalide"): il momento della piena fioritura, dei cookies, dell'insegnante, della famiglia, dell'uscita dal bozzolo. Questo è il momento che è sempre stato lì, come un seme, e sarà così sempre, restando con me, quando da questa nave scenderò, portando in braccio i frutti di questa parte del globo. Me ne ricordo ogni volta che abbraccio mio marito, ogni volta che lascio la townhouse per un nuovo viaggio, ogni volta che mi dedico anima e corpo a una delle mille attività con cui mi sto tenendo impegnata. I fiori sono nel cuore, il loro profumo è persistente.

"She's on a mission!" dice il mio navigatore a chi chiede cosa faccia sua moglie. E io, commossa, mi sporgo un po' di più dalla prua: l'orizzonte non si vede ancora, che meraviglia!

venerdì 10 maggio 2013

Musée du Louvre, Paris



Quante volte lo abbiamo detto nella vita? Una delle parole più magiche che conosca è questo piccolo suono che fa il solletico sui denti: sì.

Le mie giornate americane stanno diventando sempre più busy, con mia grande felicità. Succede ogni volta che giro una pagina e la parola "fine" non c'è ancora.
Nella new schedule: più classi di yoga da insegnare, taekwondo per canalizzare la mia natura di peaceful warrior, più cene per amici a casa, più seva (parola che in sanscrito significa "servizio, azione altruista e disinteressata").

Una parolina magica. Non tirarsi indietro, non porre limiti, accogliere ogni opportunità che si presenta e trovare la spinta per darsi le possibilità. Non è così facile come suona, non per tutti.

"How vain is to sit down to write when you have not stood up to live" diceva Thoreau.

Sì, passiamo la vita insieme.
Sì, mi alzo dal letto e comincio la giornata.
Sì, andiamo.
Sì, giochiamo, siamo bambini.

C'è voluto del tempo per scendere in campo, camminare dicendo di sì lungo la strada, ignorare il buio, i vampiri e i fantasmi ignari del fatto che tu una vita ce l'hai, sedersi di fronte a una pagina bianca e scrivere spogliandosi di maschere, paure, limiti. Per darsi una mossa e rimuovere la stagnazione. Per agire ogni volta che affiora la tentazione di restare nell'ombra, lasciar passare il tempo, affogare le iniziative nel ghiaccio, "tanto qui si sta comodi, perché schiodarsi?".
Diamine, perché non è solo scomodarsi, è viaggiare, espandersi, esplorare, crescere! Quanto mi sono arrabbiata per tutto questo? "Gioia mia, tu ancora 'a cominciari a viviri!" mi disse molti anni fa una bionda signora in Sicilia. E aveva ragione.

Non si può tornare indietro e ripercorrere la strada fatta muovendo più passi, crescendo più in fretta, scoprendo prima che ci sono altre vite oltre i confini.
Bisognava fare i conti con i tempi di Saturno, le ossa, il sangue, le mura di casa, le gabbie dorate, le impalcature, le torri, gli esempi incrostati, le paure instillate, le camaleontiche performances.

Poi, un giorno come un altro, cominci a dire di sì, a te stessa. E la vita comincia.

lunedì 6 maggio 2013

People & Food

Amritsar, India


George è in America da 19 anni, viveva in Europa. Riconosce il mio accento (non sono ancora così brava?!) e gli si illuminano gli occhi parlando di Roma. Non ci è mai stato. Ha passeggiato davanti al Colosseo, in via Condotti, Cola di Rienzo, ha visitato ogni singolo gelataio e persino "Gigetto" al ghetto: tutto con l'immaginazione, guardando le immagini sulle riviste.
Incontro George nel corso della mia passeggiata, a un semaforo rosso, verso Whole Foods Market: devo solo comprare un paio di cose dimenticate l'altro giorno facendo la spesa, posso portarle al braccio. La nostra conversazione dura l'attraversamento di due incroci, in attesa del verde: ci congediamo presentandoci e ciascuno per la sua strada.

Tappa da Artfully Chocolate, per assaggiare una pralina. Emily mi guarda con tanto d'occhi: solo una?! Sì, solo una. "It's my little treat of the day!" le dico. Sorride, mette il cioccolatino in una bustina trasparente e me la porge da dietro il bancone.
Torno indietro sulla King, Howard è seduto fuori dal suo negozio di fumetti. Sta mangiando un taco pieno di roba non identificata.

Spedisco le cartoline. Sono in vacanza? No, è tanto per dire ciao alle persone oltre oceano.
La borsa è pesante, fra bottiglia d'acqua da un litro e il libro di 500 pagine. La busta di Whole Foods sarebbe tollerabile, ma visto che casa è di passaggio, faccio un pit-stop veloce e ne approfitto per bere un Ms. Whiz: il pranzo può attendere, è troppo una giornata di sole per non arrivare fino al waterfront e leggere qualche pagina.

Mike è un veterano di guerra, chiede qualche soldo dalla sua panchina di fronte al Potomac. Non legge le labbra, quindi devi fargli capire a gesti che non hai change, gli angoli della mia bocca verso il basso. Mi rimprovero per non avere mai cash dietro, in questa America in cui si paga tutto con le carte, e gli stringo la mano. Non sentirà la mia voce, ma il gesto lo ha sentito e pare gli sia bastato: non ha voglia che andiamo insieme a comprargli da mangiare. "I shouldn't have asked!" mormora con orgoglio. E stringe lui la mano a me, sorridendomi. Con galanteria mi dà strada, poi torna sulla sua panchina.

Rock Creek Park, Washington D.C.


Gita domenicale a Rock Creek Park: c'è un bosco in città, non me lo posso perdere. Le persone sono in minoranza, in mezzo a tutti quegli alberi, per quanto la strada costeggi il parco e ogni tanto ti costringa a lasciarti distrarre dalle macchine. Cibo neanche a parlarne: non ci eravamo preparati per il pic-nic sul prato.
Tornata a casa sono affamata come un lupo e passo in rassegna il frigo: meravigliosi, dolci, succosi, rossi pomodorini! Qualche cracker, sfoglie di ricotta salata e pomodorino in cima... Dieci minuti di libidine. Grazie a Dio riesco a trovare pomodorini autentici, cresciuti al sole di qualche farmer locale o al massimo della California... La ricotta non sarà quella che mangiavo in Sicilia, ma si difende.
Smetto a malincuore di gustare il mio treat of the day, esplorando il contrasto tra la dolcezza del pomodoro e la ricotta salata: Heidi ci aspetta per cena alle 7pm (tardi, per gli orari americani!).

Piena di gratitudine, mangio le verdure che ha fatto apposta per me: morbida pumpkin, rossi peperoni e verdi baccelli, insalata, qualche patata qua e là. Lei e i nostri rispettivi mariti mangiano anche salmone al forno. Pavarotti e arie d'opera in sottofondo.
Si commuove Heidi, raccontando di come è scappata da un uomo violento e da una vita troppo dura nella ex Iugoslavia, di come ha portato via da lì il figlio che oggi lavora in un CVS a poche miglia da lei e sembra avere dimenticato, non chiamandola tanto quanto lei si aspetterebbe.
Guardo i suoi dipinti appesi alle pareti: è una donna forte e sensibile e ha un grande talento.
La torta al cioccolato l'ha comprata Paul prima di rincasare. Come dire di no? Heidi ne mangia tre fette.

Tornare a casa è come cambiare stanza: usciamo dalla porta e di fronte c'è la nostra.
Buonanotte people. Food, ti annego in una tisana.

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Ms. Whiz*

Ecco la ricetta di una deliziosa bevanda yogica, perfetta a colazione per noi donne.


Frullare fino a ottenere una bevanda spumosa:

1 banana matura
8 once (circa 1/4 di litro) succo d'arancia
1 cucchiaio clorofilla liquida
2 cucchiaini sciroppo di crusca di riso
2 cucchiaini olio di mandorle o olio di sesamo (spremuti a freddo)


L'olio di mandorle è essenziale per le donne: quando preso a crudo, ed è quello spremuto a freddo, abbassa il colesterolo, riduce il grasso corporeo, pulisce il corpo dalle tossine, mantiene bella la pelle, fornisce le proteine necessarie e quieta persino l'appetito: bastano due cucchiai al giorno... in un frullato, per condire l'insalata, ovunque ci piaccia di più. Preso la sera prima di dormire aiuta ad andare in bagno il giorno dopo!

L'olio di sesamo spremuto a freddo è una fonte eccellente di calcio: il sapore è più intenso, ma è molto utile per le ossa.

In Italia non è così facile trovare la clorofilla liquida e lo sciroppo di crusca di riso. Si può provare nei negozi di alimentari biologici. Altrimenti, il modo più semplice è ordinare la clorofilla via internet (facendo attenzione alla qualità del fornitore, ovviamente).
La presenza della clorofilla assicura una dose di energia verde per cominciare la giornata: ogni giorno dovremmo consumarne una certa quantità... (Sbizzarrirsi quindi con le verdure a foglia verde è cosa buona e giusta!)
Il rice bran syrup contiene minerali e vitamine del gruppo B, ottimo per i vegetariani! Quando non ce l'ho a disposizione per Ms. Whiz io uso lo sciroppo d'acero (grade B, il più integrale e ricco, mi raccomando... più è scuro, più contiene nutrienti e ne basta molto meno per dolcificare!). Ad ogni modo, è buonissimo anche senza.

Enjoy!

*tratto da: Foods for health and healing. Remedies and recipes based on the teachings of Yogi Bhajan, PhD

Ms Whiz




sabato 4 maggio 2013

Live, love, laugh, travel




"To live, love, laugh and travel together is the essence of life". C'è scritto su una panchina a Chesapeake Beach, in Maryland.
Molte anime passano di qua: coppie innamorate, padri, madri, figli e figlie, bambini di soltanto tre anni... Hanno la loro panchina. Ogni tanto un fiore, un palloncino, una croce colorata, una stellina.

Chesapeake Beach, Maryland

Non è permesso entrare liberamente in spiaggia, bisogna pagare dodici dollari solo per metterci piede.
Non c'è verso di trovare uno spuntino che non sia una gigantesca cinnamon roll o un cono gelato con cui si potrebbe sfamare una famiglia di quattro persone. L'hot dog vegetariano è stato in pancia per un po' e il ristorante siciliano di Maria, con tanto di bandiera della Trinacria, è rimasto ad Annapolis, inesplorato. Sarà per la prossima volta: dopotutto siamo vicine di casa.



Non c'è passeggiata lunga abbastanza per smaltire gli spuntini americani, perché la bay è tutta qua, o almeno il lungomare che permette di essere vicino abbastanza da respirare l'oceano.
E poi c'è Annapolis, con le sue barche al porticciolo, le crab houses e Alex Haley per ricordare le radici in una storia da raccontare.


Maryland State House, Annapolis




A parte il palazzo del governo, Maryland State House, poco è accessibile oggi in questa baia: la riva, la digestione, l'aldilà.
Però c'è vita, amore, primaverile rinascita, risate, un viaggio insieme. Un buon libro. Una panchina. E due ombre su una spiaggia che potrebbe essere ovunque, in Italia persino.

A occhi chiusi, il suono delle onde e delle pagine sfogliate dal vento.
Torniamo in Virginia, amore, bisogna far la spesa.



giovedì 2 maggio 2013

My Old Town (e dintorni)

G. Washington Masonic Monument, Old Town Alexandria



Classe insegnata oggi: meditativa, sottile, per affinare la sensibilità e connettersi al proprio cuore.
Slow down! Tutti ne abbiamo bisogno, ma noto che per gli Americani è una grande sfida e, a maggior ragione, un must do.
Ed eccomi qui, mantenendo stillness pur muovendomi velocissima, da una parte all'altra della città. Delle città. Degli stati. Tra Alexandria (Virginia) e Washington DC. Ogni tanto Maryland.

Old Town ad Alexandria è splendida, in primavera più che mai. E c'è tantissimo da fare: il corso di disegno, l'esplorazione delle arti marziali, i giovedì sera di crepes e film in francese, i 2nd Thursdays di live music, art, food & drink, in bici al waterfront e sul Mount Vernon Trail e dritti fino in DC.

Insegnare yoga, sia qui ad Old Town che a Petworth, nel District. Praticarlo, ovunque.
E poi cinema, teatro al Kennedy Center, painting e vino all'art by the glazz, i musei (gratis!) al National Mall, i workshop, lo sguardo a un altro secondo livello di kundalini yoga in estate, questa volta non fino in Canada, ma nella cara "vecchia città" in cui vivo.

Parlare, in tutte le lingue possibili. Interagire con i vicini, gli studenti, gli insegnanti, il postino, la dolcissima Mildred della smacchiatoria.
Andare ai party degli Olandesi e a quelli delle ragazze di origine russa, ma ormai totalmente stelle e strisce, che compiono 30 anni.
Chiedere di fare volontariato allo shelter per animali e attendere una lunga trafila burocratica con tanto di colloquio.
Passare davanti ai parrucchieri, sbirciare per curiosità e ringraziare Dio perché non tagli mai i tuoi lunghissimi capelli, visti i prezzi.
Tornare a casa stanca e trovare nonostante tutto le forze per stirare. Badare alla casa prima e trovare nonostante tutto le forze per uscire dopo.
Camminare ascoltando la musica nell'ipod, mentre tutti intorno corrono e l'ipod ce l'hanno incollato al braccio.
Cercare per l'ennesima volta di incastrare in agenda la nuotata in piscina, perché fa bene.
Scrivere, scrivere, scrivere. Leggere, nella stessa proporzione. Possibilmente all'aria aperta, su una panchina davanti al Potomac, su un prato in un parco, sotto un albero o col sole in faccia.

Vivo.

Ogni tanto penso all'Italia e a quante cose si possono fare da noi. Qui nel nuovo mondo ciò che è "old" si riferisce al diciottesimo secolo!
La mia Italia è da sud a nord, col centro al centro. Dalle radici e le amicizie in Sicilia, dove ogni esperienza è stata la prima. Fino alla densa Milano, dove il lavoro è stato approfondito, le conoscenze hanno ampliato gli orizzonti, le sfide hanno temprato. Passando da Roma e restandoci, perché il cuore ha trovato casa lì, i Maestri hanno lasciato un'impronta, ogni passo è una storia vecchia millenni, ci sono 101 cose da fare ma non più da sola, in due.

Non c'è differenza, in effetti, a parte latitudine e longitudine. Puoi trovare ovunque ispirazione, attività interessanti, nuovi stimoli, sfide, persone meravigliose che lasciano il segno, persone che ti lasci alle spalle e il cui segno ti serve per ricordarti chi sei.
Basta essere sempre aperti e creativi. Trasformando le paure e la timidezza, le diversità e i limiti apparenti, in spunti di esplorazione: con lo stesso cuore di bambina, ma senza più pensare di non potere fare il passo più lungo della gamba col timore di cadere altrimenti. Combattendo il "così è, perché sì, perché no" che hai sentito dire per anni. Fuori dalla tua stessa gabbia dorata: così sia, senza un perché e senza biasimo.

Essere infiniti, eterni, ovunque, senza paura, senza pigrizia, senza confini. Dispiegare le ali, espandersi ed esprimersi: questo imparo dalla vita, ogni giorno di più, qualunque sia la mia Old Town.




mercoledì 1 maggio 2013

Angels on the road: l'ispirazione è ovunque

FL-5 North, Florida



Ho vissuto a Milano, per qualche anno. Per la prima volta lontana da casa, tutta sola. Ho cercato lavoro, saltando da un tram all'altro, correndo insieme ai milanesi. Ho lavorato duro, viaggiato ogni giorno tra una metropolitana e un autobus, tre ore in tutto andata e ritorno. Sono stata farfalla in ogni giornata di pioggia: piccole gocce come cascate, ho continuato a sbattere le ali quando mi è mancata l'aria della mia isola, il sole del sud, il profumo del mare. Ho guardato il Duomo sentendomi piccola piccola e sono cresciuta.

Loro c'erano, anche a Milano. Su un tram, dietro una scrivania, in un ufficio, al parco, in bici, nel monolocale di 30 mq.
A Roma, accanto al letto, di notte in un agriturismo, altissimi e troppo luminosi per scorgerne il volto, alati davvero.
In una chiesa, da sposare accanto a me, negli occhi del mio sposo.

Ci sono sempre stati in effetti, da quando ho pianto per la prima volta, quando sono nata.

Oggi non corro, come una lumaca mi porto dietro la casa, anche in questa America dove c'è spazio per tutti. E loro ci sono ancora, lungo la strada. Non c'è bisogno di chiamarli, non si fanno pregare, se lo fai però puoi sentire quella nuvola soffice nel tuo cuore.
Tintinnano a casa, mi alzano dal letto e dal divano, mi scrivono messaggi su cartelloni, giornali e in tv, mi salvano due volte nella stessa giornata da una macchina troppo veloce, mi ispirano, vengono alla classe di yoga, mi invitano a un party, mi svegliano dai brutti sogni, mi danno da parlare, mi accarezzano la testa quando è troppo pesante e mi riempiono il cuore quando la stanchezza e le pressioni lo contraggono.

Loro ci sono sempre.
Perché ricordarsene solo in certe occasioni? Rivolgersi al cielo, facendone solo delle bodyguards, lo trovo riduttivo. L'amore non ha condizioni.

Essere grati ogni momento, per ogni momento. Grati, qui e ora, nelle opportunità come anche nelle sfide, lo sguardo rivolto non solo al cielo ma anche sulla terra. Cogliendo ogni sfumatura, ogni scintillio, ogni messaggio divino intorno a noi che è fonte di continua ispirazione e creatività.

Grazie gente che conosco, ho appena conosciuto, ancora non conosco ma mi sorridi già; gente che mi offri tante possibilità, ricambi il mio sguardo e saluto per strada, mi mandi amore da oltre l'oceano; gente che preghi per possedere, popoli i miei incubi peggiori, camuffi l'innocenza: gente che fai uscire il peggio di me, così quello che resta è il meglio; gente che ti doni, aiuti in modo disinteressato, ti fai aiutare, ti apri e ti confidi; gente che indossi una maglietta con le farfalle e ti avevo visto arrivare prima, gente che vedi la luce nei miei occhi, fai uscire l'acqua dalla pietra e il sorriso dal mio cuore.

"I thank you God for most this amazing day: for the leaping greenly spirit of trees and a blue true dream of sky; and for everything which is natural which is infinite which is yes". - E. E. Cummings