domenica 25 gennaio 2015

Aiutati che Dio ti aiuta


@ Perugina

Ci sono mantra che non giungono da guru riconosciuti o tradizioni orientali. Eppure sono carichi di uguale saggezza e hanno viaggiato per secoli sui volti delle persone. Mia nonna era uno di quei volti, con gli occhi di chi ha visto due guerre mondiali, le mani di chi ha lavorato duramente, la bocca di chi ha voluto godersi un bicchiere di vino rosso ogni sera a cena per tutta una vita. Una donna forte, volitiva, simpatica e testarda, che ha vissuto 103 anni e ha deciso di venirci a trovare dalla Sicilia fino in America lo scorso 15 Novembre, quando mio figlio nasceva esattamente la stessa notte in cui lei lasciava il suo corpo e questo mondo.

Uno degli insegnamenti più grandi che abbia mai ricevuto da mia nonna è quello di attaccarsi alla vita con tutte le proprie forze. Lo yoga insegna il non attaccamento, la capacità di elevarsi al punto di essere al di là della dualità, del bene e del male, del bianco e del nero, del positivo e negativo. Ma la chiave per arrivare ad avere quella visione neutrale, quella pace interiore, è l'esperienza. Vivere la vita. Imparare dagli errori commessi. Onorare le proprie emozioni senza combatterle, piuttosto riconoscerle, comprenderle e sublimarle per usarle come spinta per innalzare la propria consapevolezza. Per vivere felicemente quel dono che è la vita.

Quella notte del 15 Novembre non sapevo cosa stesse succedendo oltre l'oceano, a migliaia di chilometri di distanza, nella mia Sicilia, nella casetta in cui per anni ho rubato le caramelle di zucchero fondente dal recipiente di vetro sul tavolo della nonna e a volte ho pensato che piovessero dal cielo (sarà stata lei a lanciarle sopra la mia testa e io non la vedevo?). Dove ho dormito in una stanzetta con due letti, uno per me e uno per mia mamma. Dove viveva quella donna anziana che nei primi anni della mia vita mi ha stretto al seno, fra le braccia, cullandomi perché (così mi raccontano!) piangevo ogni volta che mi mettevano giù. Non sapevo che mia nonna ci stava lasciando quella notte, ma l'ho indovinato, dicendolo io stessa dopo qualche giorno a mia madre che me lo aveva tenuto nascosto per non rovinarmi quel momento di felicità che stavo vivendo. Ma nulla è stato rovinato. Dopo alcune ore da quella notte mio figlio è nato, il miracolo della vita è avvenuto mentre si consumava altrove la morte, le mie lacrime di felicità mischiate a quelle di chi stava perdendo una persona cara. Eppure i piani dell'esistenza si sono intersecati, perdita e arricchimento sulla stessa bilancia, e i segni giusti che te li lasciano riconoscere dall'alto, come un dono ugualmente valido. Mia nonna è ufficialmente ai miei occhi un altro Angelo custode per mio figlio.

Gli parlerò di lei. Ricorderò con quanto sdegno ha commentato gli avvenimenti della politica italiana fino all'ultimo momento, con quale lucidità è stata in grado di riconoscere gli acciacchi della vecchiaia, con quanta forza li ha sostenuti. Ricorderò come amava ricordare a me e al mio innamorato che "basta un tozzo di pane" per essere felici, non servono ricchezze, basta volersi bene. Ricorderò i suoi ricami, che ha tessuto con grazia, caparbietà e generosità fino a quando gli occhi hanno retto.
Ricorderò le sue storie affascinanti, di come ha vissuto la guerra, Mussolini, e quanto andasse orgogliosa delle trecce lunghe che dovette tagliare. Ricorderò le sue lacrime, le sue ferite, le cicatrici di una mamma che ha perso un figlio alla nascita e uno adulto, lasciandola a chiedersi perché lei doveva vivere più a lungo. Ricorderò i proverbi che tanto amava ripetere, quei mantra che esprimevano tutta la saggezza popolare, la verità e l'innocenza, la semplicità e genuinità di chi non ha grilli per la testa e viene da umili origini. Ne ricorderò uno in particolare: "Aiutati che Dio ti aiuta". Perché questo è yoga: volersi bene, lasciare che Dio si prenda cura di noi, rialzarsi ogni volta che subiamo sconfitte e fallimenti. Me lo ha insegnato mia nonna, questa yogini che non sapeva di esserlo, che è stata accompagnata da Dio fino all'ultimo dei suoi giorni. Quando mio figlio nasceva.

lunedì 12 gennaio 2015

Un viaggio lungo 9 mesi



Sono mamma. Sono passati nove mesi per fare un bimbo bellissimo e cinque per tornare a scrivere nel blog: è stato forse il periodo più meditativo, magico e romantico della mia vita. Ha richiesto tutta me stessa e, anche se ho continuato a condividere qui altri viaggi (ero al quinto mese!), questo meritava di essere tenuto da parte per essere condiviso con completezza.

E' stata una gravidanza stupenda, seguita da un dolcissimo parto in casa avvenuto lo scorso 15 Novembre, quando Michele ha deciso di venire al mondo. Fino all'ultimo, un'esperienza indimenticabile, benedetta da mille Angeli.

All'inizio c'è stata una candela bianca. Ero in soggiorno e abbracciavo il mio compagno di viaggio (a volte danziamo senza musica), il mio sposo e oggi bravissimo papà. Sapete quando qualcosa vi attira senza sapere bene perché? Mi sono girata come richiamata da una forza misteriosa e cosa vedo scolpito nella candela alle mie spalle? Per me è un cuore. Per mio padre, appena ha visto la foto, un embrione. In entrambi i casi, una premonizione azzeccata! Ve la ricordavate?



C'era la neve fuori, ma nei nostri cuori il dolce calore di sempre. Era un venerdì 14 Febbraio con tanto di luna piena splendente nel cielo. Era una notte in cui abbiamo meditato insieme. Dopo neanche un mese scopro di essere incinta con un sogno. Una bimba mi cresce fra le braccia e, al risveglio la mattina dopo, non ho dubbi: manca ancora una settimana alla mia luna, eppure sono sicura di avere una vita dentro. E così è stato. Solo che non si trattava di una bimba ma di un maschietto. Un piccolo Buddha: grande (ben 3 kg e 800 grammi alla nascita!), pacioso, con l'Infinito negli occhi. Michele, in onore all'Arcangelo che urlò "chi è come Dio?".

Sono stati mesi intensi, una scoperta al giorno, un'avventura che porterò sempre nel cuore. Io che anni fa non avevo mai pensato al matrimonio, né mai ricercato la maternità, oggi sono sposa e madre. E grata per tutto questo.

Ci sono voluti mesi, ma è stato il viaggio più bello che abbia mai fatto. Con un bagaglio ancora più ricco e prezioso, eccomi qui: sono tornata.