venerdì 8 agosto 2014

Relazioni. Le parole fra mente e cuore


Di recente ho scritto un paio di articoli di cui mi fa piacere parlare in questo lifestyle blog per toccare un argomento che mi sta sempre a cuore: relazioni.
Uno è stato pubblicato su Yoga Journal, sul numero di luglio/agosto. Parla d'amore.



In copertina, come vedete, si legge "Sesso e Yoga". Quello è lo speciale in cui è contenuto il mio articolo: quattro pagine in cui potete trovare anche semplici esercizi e meditazioni da praticare per avere benefici sia nel corpo che nelle relazioni. Ma il cuore del messaggio è volto a sfatare i miti legati allo yoga applicato al sesso. Si parla di tantra, di kundalini, di energia sessuale: tutto questo è ancora frainteso e c'è gente che collega questi concetti a riti tribali o mera performance fisica che prolungherebbe l'atto sessuale e ci renderebbe eredi leggendari di Sting.
Questi i miti. La verità, come sempre, sta nell'esperienza reale, ovvero nel cuore. Il sesso tanto oggetto di interesse è in effetti solo una parte dell'esperienza, che non avrebbe alcun senso se non vissuto consapevolmente. In poche parole, niente di tutto questo si vive solo a letto, bensì è parte di un percorso di crescita personale che è in ogni momento, ogni giorno, nella relazione con se stessi, con gli altri e con il tutto. Una relazione fatta di un amore puro, sano e consapevole.

Purtroppo molta gente è ancora vittima dei luoghi comuni e dell'ignoranza. Un mio ex ragazzo non voleva che praticassi yoga: riteneva che fosse un ambiente frequentato da "uomini che avrebbero potuto provarci con me" e da persone "fissate con l'energia e varie sciocchezze new age". Se fossi rimasta con questa persona - a cui auguro ogni bene e di cui serbo un buon ricordo - le sue insicurezze e inflessibilità mi avrebbero tarpato le ali: oggi non insegnerei yoga e non godrei ogni giorno della mia stessa pratica che mi ha reso più sana e consapevole, fisicamente e mentalmente. Probabilmente non avrei neanche viaggiato liberamente come ho fatto negli ultimi anni. Io stessa, guardando indietro e conoscendomi, stento a credere di avere avuto una relazione simile. Eppure oggi ne sono grata, perché ogni relazione di cui facciamo esperienza, soprattutto se ci sono paure e blocchi mentali, è indispensabile per crescere e capire chi siamo davvero. Di solito, si spera, individui più forti e stabili e in relazioni più sane, consapevoli, autentiche.

A volte la comunicazione è talmente viziata dai miti che abbiamo creato nella nostra mente da compromettere le relazioni. Ne parlo in un articolo pubblicato questo mese dalla rivista allegata al quotidiano La Sicilia, Sicilia in Rosa. Lo trovate alla pagina 45 ed è intitolato "Le parole per stare bene".



Una parente neanche troppo lontana ha espresso più volte calorosamente la sua opinione sullo yoga che pratico: a suo avviso, io e mio marito (anche lui yogi appassionato!) apparterremmo a una setta e saremo dannati, ci dovremmo vergognare. Questa stessa persona ha avuto un tumore al cervello e, quando l'ho accompagnata a una visita di controllo per cui era molto nervosa, mi ha ringraziato per gli esercizi di respirazione che le ho suggerito per calmarsi. Dr Jekyll e Mr Hyde? Sì, è possibile. Quando la mente è confusa e spaventata, quando le emozioni negative prevalgono e fanno perdere il senso di sé.
Paure, insicurezze, frustrazione, rabbia, tante emozioni negative che, se non gestite, rovinano la vita a se stessi e agli altri. Chi vuole essere così infelice? Eppure la maggior parte delle persone felice non è e si sfoga sugli altri. Usando parole terribili, cariche di quelle emozioni collezionate nel subconscio, pertanto affatto lucide e degne di considerazione.

La conclusione a cui io sono arrivata è: 1. ci si può lavorare, 2. non tutti hanno voglia di farlo.
Il secondo punto generalmente fa la differenza. Non c'è persona al mondo che non debba lavorarci, è normale, abbiamo tutti i nostri mostri. Il punto è volere stare meglio, volere aprirsi al mondo con coraggio e chiarezza, volere davvero vedere come stanno le cose.

Quando decidete di fare questo passo di consapevolezza, circondatevi di persone positive, incoraggianti, che godono dei vostri successi. Lasciate perdere quelle negative che vi buttano giù e vi criticano o, peggio ancora, vi giudicano: potete serbare compassione per loro nei vostri cuori, ma non dovete per forza andarci a spasso a braccetto. Se sono relazioni importanti, persone molto vicine, e avete già fatto del vostro meglio per lavorarci attraverso il dialogo ma non c'è stato un punto di incontro nonostante i vostri sforzi, guardate alla relazione con gratitudine: state imparando qualcosa. Poi andate oltre. Soprattutto, credete in voi stessi e state attenti alle parole che usate anche nei vostri confronti: siate positivi, affermate il vostro successo, guardate avanti godendo del presente qualunque sia, certi che tutto andrà bene perché voi potete essere sereni se solo lo volete davvero.

Le parole possono essere uno strumento di pace e consapevolezza, di successo e prosperità, oppure di guerra e autodistruzione. Voi quali preferite, quelle della mente o quelle del cuore?

10 commenti:

  1. Mi trovo d'accordo con molto di quello che dici e mi piace leggerti!
    Mi ritengo fortunata io perché posso praticare lo yoga a San Francisco dove questa arte è rispettata e praticata da moltissime persone, e forse anche per questo ci sono meno pregiudizi che la colpiscono! Per me è diventata davvero una pratica indispensabile per vivere meglio!

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    1. Che bello! Mi piace sempre sapere di chi ha trovato il proprio modo sano per vivere meglio. Grazie Sabina.
      Ricordo molto bene con quanta facilità ho trovato centri yoga a San Francisco... Anche qui nella zona di Washington DC non è male, per quanto non ci sia paragone in termini di quantità.
      Buona pratica! :)

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  2. Yoga = Setta?
    Non afferro il nesso... :)

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    1. A chi lo dici... E pensare che la stessa parola, yoga, significa unione. Cosa c'è di più diverso da qualcosa che esclude la totalità e si limita a una sezione del tutto? :)

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  3. Bello.quello.che dici.
    Io sto facendo questo percorso recitando Nam Myo Ho Renge Kyo e sto sempre meglio con me stessa e gli altri. Il lavoro su di me e' quotidiano, guai a sentirsi arrivati!
    Grazie.

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    1. Grazie a te, Tina. Come dici tu, non si finisce mai di crescere. E lavorare sulla propria consapevolezza ogni giorno fa davvero la differenza!

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  4. Ciao Stefania! E' da un po' che non scrivi, ma spero sia solo mancanza di tempo, e che quindi tu stia bene!
    Ti chiedo un parere da esperta: a maggio sono tornata in Italia, e ci starò per un anno. Mi sono iscritta al corso di yoga che avevo già praticato per tre anni in passato. Ad oggi ho fatto solo una lezione, e sono rimasta allibita: l'insegnante ha affittato stavolta (secondo me per risparmiare) un posto che all'interno è più bello dei precedenti, ma i vicini, ovvero quelli che hanno il muro in comune con lo spazio in cui facciamo yoga, all'ora dello yoga tengono la TV alta e parlano e si sente tutto. Non sono proprio riuscita a concentrarmi la scorsa volta. L'ho riferito all'insegnante, e lei mi ha risposto "Eh sì, il potere della mente che si distrae! Pensa che l'altra volta la tenevano ancora più alta!". Sono rimasta allibita. E' vero il potere della mente, però io credo che per praticare yoga si debba anche essere in uno spazio tranquillo. Tu cosa ne pensi? Io pensavo di cambiare, anche se ho già pagato per tre mesi.
    Un abbraccio grande!!

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    1. Ciao Eli, è vero, i ritmi sono cambiati qui sul blog... Tutto benissimo, grazie per il tuo pensiero, gentile come sempre. La mancanza di tempo è positiva e più in là condividerò come questo tempo è stato riempito, è una promessa. :)
      Capisco bene il tuo disagio al centro yoga dove pratichi: i rumori disturbano. Io per prima sono misofona. L'ideale per concentrarsi sarebbe un luogo accogliente, confortevole, silenzioso. Allo stesso tempo però non mi sento di contraddire la tua insegnante: il massimo sarebbe riuscire a meditare ovunque, qualunque sottofondo ci sia. Non so se hai letto l'esperienza in India che ho raccontato qualche post fa (http://www.stillwords.it/2013/09/giving.html)... Dopo un po' il sistema nervoso si fortifica e il risultato è che abbiamo una maggiore capacità di resistenza allo stress. Forse, l'unica cosa che aggiungerei è questa: la mente non ha solo il potere di distrarsi, ma anche quello di esserti amica, una volta allenata. Può essere una preziosa alleata, una volta in meditazione, in grado di mettere in pratica ciò che ci arriva attraverso l'intuizione.
      Detto questo - e, credimi, a volte proprio non si può tenere a bada l'ambiente che circonda un centro yoga, a meno che non sia immerso nella natura e non in città - ti suggerirei di fare quello che più ti fa sentire a tuo agio, perché ciascuno di noi trova il proprio modo di incontrare se stesso... è questa la meraviglia! Se tu senti di voler percorrere una strada più dolce, di meditare in un ambiente meno sfidante, evidentemente è quello che ora ti è più congeniale. Magari puoi iniziare così, è sicuramente più facile concentrarsi quando non ci sono distrazioni, e più in là metterti alla prova nel bel mezzo dei rumori del mondo. ;)
      Fammi sapere come va, in bocca al lupo! Ti abbraccio.

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  5. Grazie per la pronta risposta, che mi è stata molto utile. Ora decido... Comunque anch'io avevo fatto un'esperienza che mi aveva fortificata: 10 giorni di meditazione vipassana in Myanmar, ne ero uscita una roccia. Ma fino al giorno 7: un incubo!!
    Buon weekend!

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    1. Mi ricordo della tua esperienza vipassana, a cui avevi accennato in un altro commento... Fantastico quello che dici: funziona proprio così! Anche nelle meditazioni di kundalini yoga c'è una soglia oltre la quale tutto si sistema, ma prima di allora... ti tocca affrontare la sfida!! :-D

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