giovedì 19 settembre 2013

India: la parola al cuore

Gange, Varanasi

C'è un posto del mondo che ha scioccato il mio sistema nervoso così brutalmente da zittire la mente e scaldare il mio cuore fino a farlo parlare: l'India.

Nel corso del mio viaggio nel nord dell'India, i cinque sensi sono stati talmente sovraccaricati da togliermi le parole di bocca per un po', lasciandomi sospesa sulle pagine bianche del consueto quaderno che porto sempre con me per scrivere di qualunque cosa mi venga in mente.

A cominciare dall'udito, la mia misofonia ha dovuto da subito fare i conti con i rumori del traffico nelle strade: tuc-tuc, taxi e auto spericolate, biciclette, motorini, carri trainati da mucche, cavalli e cammelli, venditori ambulanti che urlano la propria merce ma soprattutto un costante concerto di clacson.


New Delhi

L'olfatto, neanche a dirlo: l'odore del cibo per strada si mischia a quello degli escrementi delle sacre mucche.



Varanasi

Il gusto: adoro la cucina indiana, ma provate a mangiare per quasi un mese cibo piccante e poi raccontatemi del vostro colon senza scendere nei dettagli.
Il tatto: sensazioni contrastanti attraversano ogni poro della pelle. Dal solletico delle mosche che si poggiano ovunque sul corpo alle rughe di un elefante e le mani ruvide di un bambino, dal prasad caldo che si mangia con le mani ai freddi soldi che offri nelle gurdwara del Punjab, dal freddo dell'alba sul Gange a Varanasi che punge sul viso al gelido pavimento sotto i piedi scalzi al Tempio d'Oro di Amritsar alle tre del mattino, stringendosi ad altri sconosciuti essere umani per trovare un po' di calore.

Tempio d'oro, Amritsar





La vista, infine. Si può aiutare ogni singolo essere umano sulla Terra, evitandogli di soffrire la fame?

Jama Masjid, moschea a New Delhi



L'India fa questo: ti fa accettare quello che non puoi cambiare, ti dà il coraggio di guardare dentro di te e trasformare invece quello che puoi, aumentando la tua tolleranza e lasciando fluire la tua vera identità. E la magia accade: il tempo si ferma, la creatività fluisce più che mai proprio lì dove ti sentivi inseguito, perseguitato, appesantito.

Ai rumori ci si abitua, diventano parte del tuo silenzio, dopo un certo punto. Dopo un po' non fai più caso all'odore di sudore, escrementi, spezie, smog. Tutto viene processato, la mente si arrende sotto la pressione di una iper-stimolazione sensoriale e il cuore ha la possibilità di parlare: verità.

A Jaipur, la città rosa, le parole di un bramino: a suo dire (non è un dato ufficiale, certo) il numero di persone che muoiono di fame in India è ridicolo se comparato agli altri motivi di decesso, perché nessun Indù rifiuta di dare qualcosa da mangiare a chi bussa alla porta. Ne va del loro karma.
Dare incondizionatamente: la porta sempre aperta del cuore, la serratura da violare per lasciare accedere e accadere pace, felicità, creatività. Una chiave facile, così a portata di mano, eppure tanto invisibile nella quotidianità del comfort e delle assuefazioni, delle ipnosi che ci auto-infliggiamo.

Jal Mahal, il Palazzo sull'Acqua, Jaipur
Palazzo dei Venti, Jaipur

Taj Mahal, Agra
Sarnath, città dove il Buddha fece il suo
primo discorso dopo l'illuminazione

La parola al cuore, in India. Ai ghat sul Gange per le abluzioni sacre e i riti funebri oppure solo per lavare i panni, a piedi nudi e capo coperto al tempio d'oro di Amritsar, nei silenziosi templi buddhisti dove ritrovi te stesso, nelle moschee e nell'invito sonoro del muezzin alla preghiera del mattino che ti butta giù dal letto, nei pellegrini dagli abiti dei colori accesi del Rajasthan, nei poveretti che mendicano lungo la strada, nei bramini adolescenti che celebrano i rituali, nei Sikh che mangiano tutti insieme nella gurdwara, nel palazzo dell'amore ad Agra perché due anime restino unite per sempre, nelle pulci condivise da una scimmia con il suo vecchio amico mendicante, nella maglietta di chi conduce un tuc-tuc e recita la preghiera di Madre Teresa di Calcutta. Tante voci, tante parole, tutte pagine di uno stesso libro.



Uno dei ghat per le abluzioni nel Gange, Varanasi

Celebrazione serale sul Gange, Varanasi


Un ghat per riti funebri e cremazione a Varanasi

Comunica dal cuore, sembra dirti l'India, e le parole saranno sempre quelle giuste, non importa quale forma abbiano: la tua verità è espressione di chi sei, la creatività è dentro di te, la gentilezza nel raccontarsi è uno dei poteri di connessione più grandi che abbiamo.
In qualunque luogo del mondo abitiamo, qualunque bella religione sia il nostro confortevole rifugio: dov'è casa se non nel proprio cuore?


Gurdwara Sikh al Tempio d'oro, Amritsar

Jama Masjid, moschea a New Delhi
Statua del Buddha a Sarnath
Preghiera cristiana su t-shirt, New Delhi


Preghiere induiste sul Gange, Varanasi




4 commenti:

  1. "Ai rumori ci si abitua, diventano parte del tuo silenzio, dopo un certo punto." è proprio quello che ho provato...bellissimo questo post!Un abbraccio

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  2. Grazie Chandana! Si vede che parliamo la stessa lingua e, se mai ne parlassimo una diversa, ci capiremmo lo stesso! ;-)

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  3. Questo è il più bel post sull'India che abbia mai letto su un blog. Complimenti.

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    1. Grazie di cuore Eli... è solo la mia esperienza. Sono contenta ti sia piaciuto leggerla. :)

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