mercoledì 15 gennaio 2014

Creatività on the road

National Arboretum, Washington DC


Creation is ready to serve you, if you just be you.
Yogi Bhajan


Tre anni: tanto dura la mia storia nell'area di Washington DC, lasciata l'Italia, le persone più care e il lavoro alle spalle. Una still life tra i fotogrammi del film, vivendo la narrazione fra gli alti e bassi di queste scene di vita.

Avere molto tempo per pensare è come invitare la mente a un party superaffollato dove non conosci nessuno, con superalcolici e forse anche un po' di droga.
Cominciano a sorgere le più filosofiche domande, alla Marzullo: qual è il mio posto nel mondo? Cosa mi aspetta in futuro? Cosa c'è dietro quello che non scorgo da qui?

Il tempo esercita una grande pressione quando è poco e altrettanta quando è troppo.
Mancanza di tempo per noi stessi e troppa roba tutta insieme con conseguente stress o troppo tempo che ci dà modo di sentire noia e depressione.
Succede, a tutti. Perché siamo esseri umani e viviamo in un mondo imperfetto e perché il tempo, insieme allo spazio, ci dà una vita in quel mondo.

Così, lungo la strada, stiamo seduti e ci lasciamo trasportare, gli occhi terrorizzati perché non vedono dove stiamo andando e le mani in mano che non sanno quali pesci prendere. Invece di guidare noi stessi o almeno goderci il panorama dai finestrini.

Basterebbe cambiare posto, guardare davvero.

Ho visitato giorni fa l'Arboretum di Washington DC e ho visto questi alberi bellissimi:




Avreste detto che si tratta di bonsai?

In base al punto da cui osserviamo, le cose possono sembrare più grandi di quanto in effetti non siano. Ci carichiamo inutilmente di pesi che ci rimpiccioliscono quando invece saremmo in grado di guardare dall'alto persino gli alberi.

Cosa ci impedisce di volare? Proprio il fatto che continuiamo a guardare lassù, fuori, senza renderci conto che invece basta essere noi stessi. Alla ricerca della propria verità, non quella degli altri.





Creatività è quel genere di esplorazione, quel viaggio verso se stessi, ovunque nel mondo.
Una danza con gli occhi aperti per guardare e perdere i sensi e gli occhi chiusi per sentire e vedere davvero. Scrollandosi limiti, blocchi, rigidità, paure e depressione di dosso.
Essere se stessi, flessibili e traboccanti di possibilità.
Accettare quello che non possiamo cambiare e trovare l'ispirazione per costruire ciò che non immaginavamo.
Libertà pura, forza interiore, limpidezza tale che tutto ciò che è male passa attraverso e tutto ciò che è bene fiorisce dentro. Prima o poi, dopo l'inverno.

La strada è lunga, non sappiamo cosa c'è dietro la curva, oltre la collina?
Continuiamo a camminare verso noi stessi, non verso altro: nude colonne che non hanno bisogno di sostenere pesi per essere quello che sono.




4 commenti:

  1. Bellissimo post. Per non parlare delle immagini che ci regali.
    Oggi le tue parole suonano come quelle del mio maestro Daisaku Ikeda e ispirano il mio daimoku mattutino.

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    1. Ciao Tina! Mi sento onorata dalle tue parole e soprattutto grata per avere ispirato la tua pratica mattutina. Non avevo idea di cosa fosse un daimoku, perciò grazie anche per avermi spinto a scoprirlo con questo tuo commento! Ecco quello che chiamo condivisione! :)

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  2. Un post incredibilmente bello, mi è piaciuto moltissimo. E quelle foto... specialmente quelle dell'Arboretum di Washington DC mi hanno incantata.
    Grazie!
    :)

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    1. Grazie a te Farah! Ci sono in effetti angolini di Washington DC che incantano e l'Arboretum ha avuto su di me lo stesso effetto. :)

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