venerdì 13 febbraio 2015

E lo zucchero dov'è?

Dentro uno dei tanti Le Pain Quotidien, Washington DC

In queste fredde giornate americane ho voglia di affondare il naso in una sciarpa vaporosa, nel collo alto di un maglione caldo o meglio ancora nel collo caldo del mio alto compagno di viaggio. Se, come me, avete un naso che fa da allarme freddo, diventando rosso e gelato al primo accenno di temperature basse, potete capire cosa intendo. Il nostro Americanino (vi avevo detto che il pupo, essendo nato qui negli USA, ha anche la cittadinanza americana?) è un piccolo termosifone portatile e dargli baci è spesso una scusa per riscaldarmi il naso.

A parte il naso, in zona San Valentino anche quest'anno come l'anno scorso mi sorprendo scatenata per quanto riguarda le coccole del palato. L'anno scorso di questi tempi esploravo l'Eastern Market, annusando provviste nell'aria fredda washingtoniana, e compravo un libro da Politics & Prose, celebre libreria sulla Connecticut che è considerata simbolo della cultura di DC e organizza eventi in cui gli autori leggono estratti dei loro libri e rispondono alle domande del pubblico. Qui ha partecipato come speaker Bill Clinton, ma io ho voluto visitarla soprattutto perché c'è stata anche la Rowling del mio adorato Harry Potter.

Eastern Market, Washington DC



Ecco dunque un altro post di quelli: banale, i dolci per San Valentino. Meno banale, forse, se si applica un po' di creatività ai fornelli, con una spolverata di meditazione a velo. Comunque vada, ci resterà qualcosa di buono in cui affondare il naso e i denti.
Questa è la volta della ricotta, e vi lascio immaginare quanto soffro al pensiero della ricotta siciliana, quella di pecora, saporita e ricca: qui ci dobbiamo accontentare di quella di mucca che si trova da Whole Foods Market, la nota catena americana di supermercati del biologico. Alla modica cifra di un collier d'oro e brillanti.
Avevo (incredibilmente) a casa la ricotta americana, così ho pensato di fare dei biscotti senza zucchero e senza lievito e una crostata deliziosa ma leggera.



La ricetta dei biscotti l'ho presa da un libro di cucina (Corazza-Chiari, Dolci naturali), anche se ho fatto qualche piccola modifica. E' semplice e sembra fatta apposta per trovare dentro se stessi lo zucchero se non c'è, oppure eliminare quello di troppo: metafora delle relazioni d'amore? Partiamo proprio da qui: essere dolci non significa farsi mettere i piedi in faccia. Anche questa volta lo yoga porta consiglio: "Don't be so sweet that people will want to eat you, or so bitter that people will want to throw you away" diceva Yogi Bhajan. "Non essere dolce al punto che la gente vorrà mangiarti, o tanto amaro che la gente vorrà buttarti via". La giusta dose, insomma. Perché l'amore non è eccesso né pochezza, è la quantità di dolcezza perfetta, non smielata. Di sicuro non tale da consumarsi a vicenda. Nel caso dei biscotti, però, mangiare è consentito, anzi consigliato! E così, eccovi gli ingredienti di questi biscotti che definirete dolci ma non troppo, insieme a una meditazione che porta come sempre dentro se stessi, il posto migliore per costruire relazioni autentiche.

200 g ricotta
150 g farina integrale di riso
100 g farina 00
100 g fiocchi d'avena integrali
3 cucchiai sciroppo d'acero
1 cucchiaio miele
1 uovo
1 cucchiaio cannella
1 pizzico di sale
1 bicchierino di Vinsanto (o altro vino liquoroso)

Stemperate la ricotta con lo sciroppo d'acero, il miele, la cannella e il vino dolce. Battete con un cucchiaio di legno fino a ottenere una crema omogenea ma non troppo liquida. Aggiungete un pizzico di sale e l'uovo, continuando a mescolare.
Disponete a fontana le due farine e i fiocchi, versate al centro la crema di ricotta e impastate finché tutta la farina sarà assorbita. Tirate la pasta in piccoli rotoli dello spessore di un pollice, poi tagliateli in bastoncelli della lunghezza di 8 centimetri circa e decorateli con i rebbi della forchetta.
Infornate per 20-25 minuti a 160 gradi e dorateli ancora per un paio di minuti con il grill.

Meditazione per amare se stessi e quindi l'altro
Si pratica mangiando, perciò prendete un biscotto. Chiudete gli occhi, dovrete impegnarvi per sentirne la dolcezza. Sentitene la consistenza morbida e pesante, la granulosità, l'odore fresco della ricotta e quello biscottato delle farine. Sgranocchiatelo, scoprendo che nel bel mezzo di quell'impasto denso ci sono le punte croccanti dei fiocchi d'avena: ricordatevi dei vostri angoli, di ciò che volete smussare e addolcire, lasciate che ci pensi la ricotta. Finite di mangiare il vostro (primo) biscotto. Forse vi ci sarà voluto un quarto d'ora almeno, se avete fatto le cose per bene. Prendete un bel respiro e lasciate uscire in espirazione quelle angolosità trasformandole in golosità. 

C'è gente, però, come me. Ci piace proprio dolce e, in bocca i biscotti di cui sopra, ci chiediamo all'unisono dove sia finita quella lascivia zuccherina. Se proprio il peccato vi manca e volete farlo con la ricotta, sappiate che bastano solo 50 grammi di zucchero di canna nella crema di questa crostata, appunto, di ricotta. Credetemi, da leccarsi i baffi.



Per la pasta frolla
200 g farina 00
100 g farina di grano duro (semolino)
1 uovo
70 g miele
70 g ghi (burro chiarificato, più leggero e senza lattosio)
1 pizzico di sale
1 o 2 cucchiai marsala

Per la crema
250 ml panna da montare (senza zucchero)
200 g ricotta
50 g zucchero di canna
1 pizzico di sale
gocce di cioccolato fondente

Disponete le farine a fontana e mettete al centro il burro, il miele, l'uovo, un pizzico di sale e quanto basta di marsala (1 o 2 cucchiai dovrebbero andar bene) per la pasta. Lavorate la pasta, sempre verso il centro, facendo attenzione che non riscaldi. Lasciatela poi riposare in frigo per almeno un'ora.
Nell'attesa, potete fare la crema: montate a neve la panna con un pizzico di sale. Lavorate la ricotta con lo zucchero fino ad ottenere una crema liscia e spumosa. Poi unite con delicatezza la panna montata alla crema. Aggiungete a piacere le gocce di cioccolato fondente e mettete in frigo.

Meditazione per lasciarsi amare
Allungate il respiro e visualizzate l'aria che entra ed esce dalle narici. E' bianca, pura, morbida, delicata, spumosa come la ricotta e la panna che avete montato. Sentitene il profumo, proiettate la fragranza della pasta frolla nel cuore, concedendovi quella gratificazione, aprendovi alla coccola che tanto meritate. Il vostro cuore è ora di pasta frolla: potete sentirne il battito, potete visualizzarne la crescita come una ricotta infornata su una base di crostata. Alzate gli angoli della bocca in un sorriso largo e rilassato, fate in modo di usare solo quei muscoli del viso, senza aggrottarne o tenderne nessun altro. Morbidi morbidi, come ricotta, come un cuore di panna...caldo. Trovate lì la gratitudine per questa dolcezza, non rifiutatene il flusso, accettate la vostra essenza, il vostro modo di essere. Ricordate come la crema di ricotta poggi su una base, una crostata, uno spessore in grado di sostenere la morbidezza. Siete così: forti e capaci di lasciarvi amare, morbidi e leggeri in modo da lasciarvi andare e al tempo stesso cadere su un letto di stabile pasta frolla.
Aprite gli occhi: la pasta frolla è pronta, e voi pure. 

Toglietela dal frigo e mettetene da parte un quinto per fare le striscette da riporre sulla crostata. Stendetela con il mattarello e ponetela in una teglia di non più di 22 cm in modo da creare anche i bordi che dovranno contenere la crema. Mettete la crema di ricotta e coprite con qualche striscia di pasta avanzata. Ponete in forno ventilato a 180 gradi per 20 minuti o fin quando la ricotta non si sarà imbrunita almeno parzialmente in superficie. Lasciate raffreddare bene prima di servire e mettete in frigo la crostata avanzata (SE avanza!).

Se vi viene da vomitare, non è dovuto ai dolci che avete appena preparato con tanta cura, ma solo a questo post, il tipico diabetico post da San Valentino. Se invece avete ancora voglia di zucchero dopo queste ricette senza o con poco zucchero, vi suggerisco un'espressione americana: "give me some sugar, honey!". Si usa per chiedere un bacio. A chiunque, non solo l'innamorato. Nell'attesa di riabbracciare il mio a casa stasera, io lo dico subito al pupo, ché ho freddo e mi devo scaldare il naso. Buon San Valentino e ricordiamocene, quando ci chiediamo dove sia lo zucchero nella nostra vita: love is everywhere. A partire da noi stessi.

6 commenti:

  1. Stefania dovresti assolutamente registrare la tua voce e postare il file audio! Non ho mai praticato yoga ma mi piacciono molto i piccoli momenti di meditazione che proponi. Poter sentire la tua voce e le tue parole mentre ci provo sarebbe fantastico. ..

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    1. In effetti avrebbe più senso... Grazie per la bella idea! Intanto sono contenta di averti fatto venire voglia almeno di provare! :-)

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  2. Mmmm...parole e dolci deliziosi.
    Senti questa: due giorni fa a scuola si parlava, non ricordo il perchè ma sono finita a parlare dell'im portanza di respirare bene e con calma, tra me e me aggiungo:- Si dice che sia meglio respirare con la narice sinistra...
    Era proprio una frase a fior di labbra..l'alunno ame più vicino, il più birbante della classe senza che io me ne accorga urla per il sangue dal naso...e mi dice:- Avevi detto di respirare con la narice sinistra!!!
    GRRR. I compagni ancora ridono!

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    1. Oh no!!! Questa non l'avevo mai sentita! :-D Con i ragazzini in effetti è ancora più importante stare attenti a ciò che si dice. Mi hai appena dato un'idea: dovrei creare una pagina speciale qui sul blog per le tecniche di yoga che condivido. Istruzioni per l'uso! ;-)
      Diciamo che respirare dalla sola narice sinistra è calmante, ma non genericamente "meglio"! Respirare dalla narice destra, per esempio, è altrettanto una tecnica utilizzabile quando ci si vuole svegliare o riscaldare. Dipende dalle esigenze specifiche del momento e dallo stato fisico di chi pratica. ;-)

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  3. Che bel post! Letto in questa sera di solitudine, mi abbufferei di tutti questi dolci. Sempre meditando, ovviamente ;)
    Mi unisco alla richiesta di Mamma in Oriente...

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    1. Grazie Eli! Come diceva Seneca, la solitudine è per lo spirito ciò che il cibo è per il corpo... Anche quelle sere lí (che io ricordo bene!) sono un grande amore! Un abbraccio

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