lunedì 9 marzo 2015

Sorridi, ci sono Yin e Yang

Sapevate che i neonati iniziano a vedere le immagini per contrasto? Sono attirati dai colori molto accesi e alternati, dai bianchi e i neri ravvicinati, da strisce, quadretti e pois. Lo sa bene il piccolo di casa, questo batuffolo che ci è capitato in viaggio e se la ride ogni volta che gli mostro i quadri di Mirò dipinti dalla nonna.

Da lui ispirata, come spesso è successo nei miei ultimi e i suoi primi tre mesi e mezzo di vita, ho associato con facilità una nuova meditazione alla creatività in cucina. Perciò ecco a voi un'altra ricetta di felicità, caratterizzata dai contrasti che ci sono indispensabili per la pace interiore. Io ci sto lavorando particolarmente in questi giorni di gelo americano, in cui persino le bandiere si paralizzano sotto la neve.


La neutralità per definizione sta nel mezzo, a metà tra il bianco e il nero, il dolce e l'amaro. Da quel punto di equilibrio si sorride di più.
Cos'è yin e cosa è yang? A parte i nomi perfetti per due gatti siamesi, si tratta letteralmente in cinese del "nero, o lato in ombra della collina" (yin) e il "bianco, o lato soleggiato della collina". Secondo la medicina cinese tradizionale, insomma, il concetto di yin e yang corrisponde all'alternarsi continuo del giorno e della notte e dunque a tutte le funzioni ad essi rispettivamente correlate. Tra queste che sembrano due polarità distinte e separate, c'è un'armonia di fondo: un po' come i poli energetici positivo e negativo, opposti ma continuamente in attrazione. Io per esempio ho sempre pensato al sole e alla luna, rispettivi sovrani del cielo di giorno e del cielo di notte, come a due amanti che si cercano in continuazione senza mai toccarsi ma pur sempre in simbiosi.
Lasciamo la neve fuori dalla finestra del terrazzino e andiamo in cucina, per trovare la pace interiore equilibrando yin e yang. Va da sé che questa è la volta del latte e cacao.



Crostata al cacao con crema di latte e gocce di cioccolato fondente e una meditazione per l'equilibrio.

Leggete qui il procedimento per la pasta frolla, ma aggiungete due cucchiai abbondanti di cacao amaro per questa crostata: non vogliamo sbilanciarci esagerando con lo yang. Una volta cotta la base di cacao, lasciate raffreddare mentre preparate la crema.

Per la crema di latte: 3 cucchiai di amido, 3 cucchiai di zucchero di canna, 1/2 litro di latte. Setacciate in una ciotola l'amido e lo zucchero. Scaldate il latte in un pentolino (senza farlo bollire) e aggiungetelo a filo all'amido zuccherato, mescolando con una frusta per evitare di formare grumi. Riversate nel pentolino su fuoco lento e portate a ebollizione sempre mescolando, fin quando la crema non si addenserà.
Mettete la crema di latte ancora calda sulla base di crostata al cacao e lasciate raffreddare completamente. Solo allora mettete le gocce di cioccolato fondente sulla superficie di crema al latte. Riponete in frigo per almeno mezz'ora e predisponetevi per meditare nel frattempo. Quando togliete la crostata dal frigo, meditate così prima di assaporarla.

Chiudete gli occhi, cominciando ad allungare il respiro. Guardate il buio sulle palpebre, andando dentro voi stessi.
Yin e Yang, nero e bianco. Visualizzate l'incontro di questi opposti, usando gli ingredienti con cui avete appena lavorato, di cui avete appena sentito il profumo: usate la dolcezza confortante del latte, il candore della crema, per riempire i vuoti, i silenzi, il nero del cacao che la circondano. Visualizzate le gocce di cioccolato fondente, accettandone la pesantezza su quella bianca innocenza, come un contrasto inevitabile per essere completi.

Sentite quel contrasto nei colori, il bianco e il nero, e nel sapore fra l'intensità sofisticata del cacao amaro e del cioccolato fondente rispetto alla dolcezza semplice del latte. Sentitelo in bocca.
Lasciatevi coccolare dalla bianca voluttuosità della crema e affidatevi a quelle basi solide di cacao, perché se è vero che da piccolini viviamo di latte e siamo felici così, nel corso della vita ci serve un paracadute con cui atterrare, pur mantenendo quella innocenza e voglia di giocare. 

Con gli occhi ancora chiusi, visualizzate voi stessi meditare davanti alla crostata. Immaginate di far scorrere un dito sulla sua base. Ne apprezzate le rocciosità grossolane, il perimetro irregolare che racchiude il vostro bianco nutrimento. State esplorando la superficie con le dita, ne sentite la ruvidità sotto i polpastrelli. Vi abituate alla sensazione e, quando sentite di volere andare oltre, vi allontanate giusto quanto basta per osservare le gocce sopra la crema di latte. Potete scorgere l'ombra che le gocce proiettano sulla crema: dove il nero finisce, il bianco comincia; dove il bianco finisce, il nero ricomincia. E così via, in un'onda continua di bianchi e neri, in un flusso perfetto e sincronizzato. Sentitelo scorrere dentro di voi, bianco e nero, nero e bianco. Luci e ombre. Maschile e femminile. Giorno e notte. Sole e luna. Tutto è in voi compreso, tutto è equlibrato. Indulgete qualche minuto in questa consapevolezza. Lasciate che i pensieri che arrivano scorrano anch'essi in spirali di bianco e nero, a seconda delle sensazioni che ad essi associate. Maggiore il contrasto, più largo il sorriso: fatelo, fisicamente, alzate gli angoli della bocca verso gli occhi. Sorridete di fronte alle vostre discrepanze interiori.

Aprite delicatamente gli occhi ora e guardate la crostata.



Siete pronti per l'assaggio: lasciate che le sensazioni vi giungano come nuove. Provate ad assaporare la vostra crostata tenendo gli occhi chiusi, se possibile. Sentite la durezza e amarezza della base, smorzata dalla morbida dolcezza della crema di latte, per tornare alla croccante e fondente sensazione delle gocce di cioccolato, e ritorno. Equilibrio perfetto nel vostro palato, sulla lingua. Incorporate in voi sia quella leggera durezza che quella tenera dolcezza. Sentitevi rinascere, in questo abbraccio perfetto, in questo equilibrio di bianchi e neri, in quella ricettività yin, sexy come il cioccolato, e nella forte luminosità yang che ci avvolge come latte sin dall'infanzia. 

Sorridete.

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