domenica 21 aprile 2013

Elementi di comunicazione

Amritsar, India



Ieri, al cinema, Halle Berry diceva: "You're a capricorn, I am too, do you know what that means? We are fighters!".
Non posso che confermare, sono del capricorno e sono una combattente.
A volte però lottare non è la cosa migliore che abbia fatto: il più delle volte non è necessario e assume soltanto le caratteristiche grossolane ed effimere dell'ego.
Non c'è vittoria senza consapevolezza, senza una visione chiara della battaglia. E, soprattutto, forza non equivale a violenza: si può essere guerrieri aggraziati e delicate principesse guerriere (senza bisogno di essere personaggi di un fantasy!).
A tal proposito ieri ho insegnato una classe per manipura chakra, il terzo, la sede della digestione, del fuoco, della volontà, della sicurezza. Era un gruppo avanzato e ci ha messo l'anima: persino quelli all'apparenza più timidi e insicuri, hanno trovato le risorse dentro se stessi e hanno tenuto duro fino alla fine. Praticando lo yoga, io stessa ho sperimentato che per tenere a lungo una postura senza tremare e crollare non bisogna lottare. Più ti sforzi di ottenere il risultato e più resti intrappolato nella tua stessa mente, con scarsi risultati. Quando invece ti arrendi, qualcos'altro ti tiene su, come per magia, e gli ostacoli svaniscono. Quel fuoco che ci guida, per quanto sacro possa essere, se usato per lottare indiscriminatamente rischia di aumentare le nostre resistenze e bruciarci: dicesi autocombustione.
Questo accade anche nella comunicazione, quando non è neutrale (ovviamente)!

Il sano fuoco, invece, può essere molto utile nella comunicazione neutrale: le parole infatti si possono soltanto usare, oppure si possono anche osareLa creatività va mangiata, digerita e poi liberata: il fuoco (come la digestione che avviene nello stomaco) ci aiuta a processarla in questo modo, in modo da muoverla come in una spirale e rinnovarla continuamente.
Come fare per evitare il bruciore di stomaco? Acqua, per spegnere gli eccessi.
Quando comunichiamo è necessario sapere quando si può forzare un po' la mano e quando invece fermarsi e lasciarsi cullare dalle onde.
Se nella comunicazione c'è troppo fuoco è facile arrabbiarsi e perdere di vista l'obiettivo: esempio lampante sono le maxi litigate in cui una cosa tira l'altra e la scintilla iniziale che ha scatenato l'inferno non ce la ricordiamo neanche più! Nel caso di chi scrive succede quando, di fronte alla pagina bianca e a una deadline fra capo e collo, vomitiamo parole sicurissimi di dove vogliamo andare a parare e poi, quando rileggiamo, beh... ritroviamo la cena del giorno prima.
Se c'è troppa acqua, di contro, è facile fantasticare e perdersi nel proprio abisso senza più uscirne: un po' come affondare nei propri pensieri (o nelle idee su cui ci siamo fissati per riempire la nostra pagina) al punto tale che le voci intorno diventano ovattate e non riusciamo più ad ascoltare bene né l'interlocutore né la nostra libera creatività.
L'ideale dunque sarebbe dosare gli elementi a nostra disposizione: osare, lasciando che il nostro ardore, la passione, le emozioni diano la spinta alla nostra creatività, e anche dosare, per adattare il contenuto alla forma, come fa l'acqua in una bottiglia.

Quello che più ci trattiene di fronte a una pagina bianca o nel corso di un dialogo con un pubblico di una o più persone siamo soltanto noi stessi.
In tanti, per timidezza o insicurezza, restano chiusi nel proprio guscio (io stessa ci sono stata per un bel po'!).
Nello yoga si lavora spesso sul chakra della gola per liberare i blocchi della propria comunicazione e creatività, ma è molto utile lavorare anche sulle basi, su ciò che può sostenere la libera espressione della propria creatività: trovare il proprio centro lavorando sul chakra dello stomaco, per esempio, sviluppa l'autostima e la sicurezza in se stessi necessarie per trasformare il pensiero in azione attraverso la volontà. Ancora una volta le emozioni sono la spinta, non sono da reprimere, semmai da processare e trasformare in qualcosa di efficace.
Quando ci troviamo di fronte alla pagina o al pubblico e andiamo in nero, quello che possiamo fare è guardare noi stessi, spostando l'attenzione dall'essere oggetto all'essere soggetto: non siamo noi di fronte alla pagina e al pubblico, sono loro ad essere di fronte a noi.
Il fuoco è l'elemento più utile per passare all'azione facendo luce in quel buio improvviso, forti e spavaldi di fronte al pericolo, senza tirarci indietro di fronte alle sfide (e al nostro pubblico che, per quanto possa tirarci i pomodori, non importa, è comunque lì in attesa delle nostre parole!).
L'acqua, altrettanto importante, ci dà la sensibilità per adattarci ad ogni situazione e mantenere la calma, trovando le parole che più possano toccare il nostro destinatario.
Tradotto in termini di comunicazione neutrale, questo vorrebbe dire che le nostre parole hanno forza e impatto (grazie all'elemento fuoco, cioè alla nostra sicurezza) e allo stesso tempo sono modulate in base al contesto in cui le esprimiamo (grazie all'elemento acqua, cioè alla nostra sensibilità).
Indossiamo dunque la nostra armatura di seta e facciamo uscire quelle parole: invece di usarle e basta, osiamo applicare la nostra consapevolezza e avere la sensibilità e il coraggio di esprimere nel modo migliore la nostra creatività.

1 commento:

  1. E' dura cercare di sconfiggere i demoni di chi non ha un'anima...ma è vero,cara la mia principessa guerriera,ci si può provare.......

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